martedì 22 aprile 2014

¡Dios no muere!

¡Dios no muere! La solitudine del Signore e il nostro zelo amaro



Stralcio da Vigiliae Alexandrinae. Un altro testo da condividere. Qui il testo intero

Ringraziamo il Signore per quest'attenzione desta, consapevolezza della gravità dell'ora presente, sintonia che, nella condivisione, diventano fortezza ma soprattutto nutrono la fedeltà. E proprio nella condivisione speriamo di contribuire a far crescere esponenzialmente la diffusione di un pensiero ancorato alla Sorgente contro la barbarie spirituale che avanza.  Noto che viene citato un interessantissimo articolo di d. Curzio Nitoglia.


[...] In certe epoche è fondamentale un atteggiamento: non cercare scorciatoie. Ogni tentazione di giungere presto alla metà, di voler vedere la vittoria già nel tempo, porta con sé il rischio non secondario di venire a patti con il mondo, anche solo per sottrarsi a quella terribile sensazione di solitudine che prima o poi il vero cristiano prova nella vita. Non ci sono scorciatoie: il Signore è morto solo sulla Croce. Basti per tutti l’esempio, mostrato da un recentissimo articolo di d. Curzio Nitoglia (vedi qui), di Joseph de Maistre, campione della contro-rivoluzione, che in fondo, da quanto risulta dall’analisi di d. Curzio, non avrebbe mai abbandonato l’idea di un accomodamento tra Dio e il mondo, in quella terribile forma di superbia che è la gnosi. Ma anche se si volesse contestare tale analisi della parabola intellettuale e spirituale di de Maistre, il rischio di fondo che d. Curzio mostra resta vero per ogni cattolico. Quando si subisce la vis polemica delle forze anticristiche, è facile, per reazione, accoglierne le provocazioni e cadere nei loro tranelli. Non ci sono davvero scorciatoie. La vittoria verrà, ma forse non la vedremo noi. Conta solo fare la nostra parte.
Ma – come si dice in questi casi – c’è un “ma”. Il quid proprium dell’ora presente è la crisi nella stessa Chiesa di Dio.

È vero, è innegabile. I segni della crisi sono ormai parossistici in questi tempi. Nella lettera e nell’intervista [vedi anche - e anche] molto note, un giornalista potente, ateo e non meno gnostico (“io credo nell’Essere, cioè nel tessuto dal quale sorgono le forme, gli Enti”) come Eugenio Scalfari può dire al Pontefice romano in persona di non credere in Dio e di non cercarlo neppure, e sentirsi nondimeno offrire dal Papa una risposta tranquillizzante (“Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che - ed è la cosa fondamentale - la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell'obbedire alla propria coscienza”). Viene da domandarsi se sia ancora vero quanto recita il Salmo 13: "Dixit insipiens in corde suo, non est Deus ... Dominus de caelo prospexit super filios hominum, ut videat si est intelligens, aut requirens Deum", "lo stolto pensa: Non c’è Dio … Il Signore dal cielo si china sugli uomini per vedere se esista un saggio: se c’è uno che cerchi Dio". Resta senz’altro vero che, come dice lo stesso Salmo, questi potenti senza Dio divorano il Suo popolo come il pane: "Nonne cognoscent omnes, qui operantur iniquitatem, qui devorant plebem meam sicut escam panis?", "Non comprendono nulla tutti i malvagi, che divorano il mio popolo come il pane?". In verità sta diventando ormai sempre più difficile anche solo distinguere tra amici e nemici.
È vero, la crisi nella Chiesa è terribile. E ora i cattolici che vogliono restare cattolici e agire da tali si sentono ancora più soli. Ma la lezione della storia non cambia: non ci sono scorciatoie. Occorre resistere e reagire nel solo modo possibile che è quello cristiano. Se si vuole ottenere tutto e subito, si rischia di perdere anche quel poco che ancora c’è.
“ … malgrado tutto io non sono pessimista. La Santa Vergine avrà la vittoria. Ella trionferà della grande apostasia, frutto del liberalismo. Ragione di più per non star lì a rigirarsi i pollici! Dobbiamo lottare più che mai per il Regno sociale di Nostro Signore Gesù Cristo. Non siamo soli in questa battaglia: abbiamo con noi tutti i Papi fino a Pio XII compreso. Hanno tutti combattuto il liberalismo per liberare da esso la Chiesa. Dio non ha permesso che riuscissero, ma non è una ragione per deporre le armi! Bisogna tenere duro. Bisogna costruire mentre gli altri demoliscono. Bisogna ricostruire le roccaforti crollate, ricostruire i bastioni della fede: prima il Santo Sacrificio della Messa di sempre, che fa i santi, poi le nostre cappelle che sono le nostre vere parrocchie, i nostri monasteri, le nostre famiglie numerose, le nostre imprese fedeli alla dottrina sociale della Chiesa, i nostri uomini politici decisi a fare la politica di Gesù Cristo; è tutto un tessuto di vita sociale cristiana, di costumi cristiani, di riflessi cristiani che dobbiamo restaurare, nella misura in cui Dio vorrà, quando Dio vorrà. Tutto quel che so, ce lo insegna la fede, è che Nostro Signore Gesù Cristo deve regnare quaggiù, adesso, e non solo alla fine del mondo, come vorrebbero i liberali! Mentre questi distruggono, noi abbiamo la felicità di ricostruire” (Ils l’ont découronné).

Costruire senza zelo amaro, perché la Chiesa è di Dio, perché Nostro Signore è Re della storia tutta, perché ¡Dios no muere!

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