sabato 12 aprile 2014

Cristo flagellato

IN FLAGELLA PARATUS SUM


"E il profeta Isaia ben ci predisse lo stato compassionevole in cui doveva ridursi il Salvatore nella sua flagellazione, dicendo che la sua carne doveva essere tutta franta: Attritus est propter scelera nostra; e il suo benedetto corpo doveva diventare come un corpo di un lebbroso tutto piaghe: Et nos putavimus eum quasi leprosum (Is. LIII, 4)."

S. Alfonso Maria de Liguori, Meditazioni sulla Passione di Gesù Cristo.
Meditazione pel mercoledì. Della flagellazione di Gesù Cristo.

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I. Vedendo Pilato che i Giudei non lasciavano di pretender la morte di Gesù, egli lo condannò a' flagelli: Tunc ergo apprehendit Pilatus Iesum et flagellavit (Io. XIX, 1). Stimò l'ingiusto giudice di quietare con ciò i suoi nemici, e così liberarlo dalla morte. Ma questo ritrovalo riuscì troppo doloroso per Gesù Cristo; mentre scorgendo i Giudei che Pilato dopo un tal supplizio volea liberarlo, come egli disse: Corripiam ergo illum et dimittam (Luc. XXIII, 22), essi corruppero i manigoldi, acciocché lo flagellassero a segno che in quel tormento vi lasciasse la vita. --Entra, anima mia, nel Pretorio di Pilato fatto un giorno orrendo teatro de' dolori e delle ignominie del Redentore; e vedi come Gesù ivi giunto da se stesso si spoglia delle sue vesti, come fu rivelato a S. Brigida, ed abbraccia la colonna, con dare un testimonio agli uomini delle sue pene e del suo amore. Guardalo come va l'innocente Agnello col capo dimesso, e tutto verecondo per lo rossore aspetta quel gran tormento. Ecco che quelli barbari, come cani arrabbiati, già se gli avventano sopra. Mira colà: chi gli percuote il petto e chi le spalle, chi li fianchi e chi l'altre parti del corpo; anche la sagra testa e la sua bella faccia non vanno esenti dalle percosse. Oimè! già corre quel sangue divino da ogni parte; già di sangue son pieni i flagelli e le mani de' carnefici, la colonna ed anche la terra. oh Dio, che non trovando i percussori parte più sana da ferire aggiungono piaghe a piaghe, e lacerano da per tutto quelle sacrosante carni: Et super dolorem vulnerum meorum addiderunt (Ps. LXVIII, 27). - O anima, come hai potuto offendere un Dio flagellato per te' ? E voi, Gesù mio, come avete potuto tanto patire per un ingrato? o piaghe di Gesù, voi siete la mia speranza. o Gesù mio, voi siete l'unico amore dell'anima mia.

II. Troppo tormentosa fu questa flagellazione per Gesù Cristo, poiché i carnefici furono sessanta, come fu rivelato a S. Maria Maddalena de' Pazzi, gli uni sottentrando agli altri: gli strumenti scelti a quest'ufficio furono i più fieri, onde ogni colpo fe' piaga. Le battiture poi giunsero a più migliaia, sicché arrivarono a comparire scoperte anche l'ossa delle coste di nostro Signore, come fu rivelato a S. Brigida. Giunsero in somma a farne una tale strage che Pilato credette di muovere a compassione gli stessi suoi nemici, allorché loro lo mostrò sulla loggia, dicendo: Ecce Homo (Io. XIX, 5). E il profeta Isaia ben ci predisse lo stato compassionevole in cui doveva ridursi il Salvatore nella sua flagellazione, dicendo che la sua carne doveva essere tutta franta: Attritus est propter scelera nostra; e il suo benedetto corpo doveva diventare come un corpo di un lebbroso tutto piaghe: Et nos putavimus eum quasi leprosum (Is. LIII, 4). Ah mio Gesù, vi ringrazio di tanto amore. Mi dispiace che anch'io mi sono unito a flagellarvi. Maledico tutti i miei piaceri malvagi, che vi han costato tanta pena. Ricordatemi spesso, Signore, l'amore che mi avete portato, acciocché io v'ami e non v'offenda più. Deh, quale inferno a parte sarebbe per me, se dopo aver conosciuto l'amor vostro e dopo che voi tante volte m'avete perdonato, io misero di nuovo vi offendessi, e mi dannassi! Ah che questo amore e questa misericordia sarebbe nell'inferno un inferno per me più tormentoso. No, amor mio, non lo permettete. Io v'amo, o sommo bene, v'amo con tutto il cuore e voglio sempre amarvi.

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III. Per pagare dunque le nostre colpe, e specialmente d'impurità, volle Gesù patire questo gran tormento sulle sue carni innocenti: Ipse autem vulneratus est propter iniquitates nostras (Is. LIII, 5). Dunque, o Signore, noi abbiamo offeso Dio, e voi avete voluto pagare la pena? Sia sempre benedetta la vostra infinita carità. Che ne sarebbe di me, Gesù mio, se voi non aveste soddisfatto per me? oh non v'avessi mai offeso! Ma s'io peccando ho disprezzato il vostro amore, ora altro non desidero che amarvi ed esser amato da voi. Voi avete detto che amate chi v'ama: io v'amo sopra ogni cosa, v'amo con tutta l'anima mia: fatemi voi degno dell'amor vostro. Io spero che già mi abbiate perdonato, e al presente voi mi amiate per vostra bontà. - Ah caro mio Redentore, legatemi sempre più al vostro amore; 4 non permettete ch'io mi divida più da voi. Eccomi tutto vostro; castigatemi come volete, ma non mi private del vostro amore. Fate ch'io v'ami e poi disponete di me come vi piace.
Maria, speranza mia, pregate Gesù per me.

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