lunedì 8 agosto 2016

con le mie 3 perpetue «Peace&Love»

SE PER EVITARE L’INTEGRALISMO ISLAMISTA VANNO APERTE LE MOSCHEE, ALLORA VANNO RIAPERTE ANCHE LE CASE DI TOLLERANZA PER EVITARE LA PROSTITUZIONE CLANDESTINA

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[…] questa volta la battaglia di Lepanto la perderemmo immediatamente sin dalle prime battute, perché purtroppo manca in noi la fede e, con la fede, l’ausilio della Beata Vergine Maria, invocata attraverso il Santo Rosario dalla Lega Santa come Suprema Regina delle Milizie Cattoliche; invocata dai rematori nelle stive delle navi che remavano scandendo «Ave Maria … Ave Maria ». Non ricordate forse che al contrario, nella nostra moderna Europa, dopo i primi sanguinosi attentati dei jiadisti a Parigi, fuori dal Bataclan, teatro della strage, un pianista circondato dalla folla, ha suonato e cantato Imagine di John Lennon, le cui parole sono un inno nichilista all’ateismo? In quei giorni io mi permisi di ricordare l’ovvio scrivendo che quel pianista, sui cadaveri dei morti ammazzati dai jiadisti, aveva suonato la marcia funebre dell’Europa. Altro che i rematori nelle stive delle navi che durante la battaglia di Lepanto remavano scandendo ritmicamente «Ave Maria … Ave Maria …»!  
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Ariel vescovo di Laodicea
Autore                                                                                                                                                           S.E. Mons. Ariel S. Levi di Gualdo                                                                                                             Vescovo di Laodicea Combusta
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«Anche tu sarai una voce non comoda all’interno della Chiesa. Per questo ti invito a invocare sempre la grazia di Dio affinché questa scomodità possa essere sempre tutta opera di Dio per il bene della Chiesa stessa, mai però opera tua»
da un colloquio col Padre Oreste Benzi [cf. QUI]
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battaglia di Lepanto
Il Santo Pontefice Pio V [1566-1572] affidò alla Beata Vergine Maria le armate della Lega Santa sulle quali pendevano i destini dell’Occidente e della Cristianità minacciati da secoli dai musulmani giunti sino a Vienna. I musulmani furono sconfitti nel 1571 nella grande battaglia navale di Lepanto. Dopo la vittoria il Sommo Pontefice istituì la festa del Santo Rosario, assieme al titolo di Auxilium Christianorum [aiuto dei cristiani] rivolto alla Madre di Dio (Dipinto di Paolo Veronese)
Come Vescovo di Laodicea Combusta, Diocesi eretta come suffraganea del Patriarcato di Antiochia, in un Paese, la Turchia, oggi ad assoluta maggioranza musulmana, penso di potermi esprimere con una certa autorità in materia. Peraltro sono rientrato da poco in Anatolia dopo un soggiorno di due settimane nella Capitale dell’Arabia Saudita, dove ho assistito alle numerose manifestazioni che si sono tenute nei dintorni della Mecca, dove migliaia di devoti fedeli dell’Islam hanno protestato contro gli ultimi attentanti compiuti dagli islamisti in Europa.
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Presso la nostra cattedrale cattolica di Riad, intitolata a Cristo Profeta Magno Sacerdote e Re dell’Universo, costruita dopo l’abbattimento delle Torri Gemelle di New York con il generoso contributo di Sua Maestà il Re d’Arabia Saudita عبد الله بن عبد العزيز السعود [Abd Allāh bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd] e di Sua Altezza Reale l’Emiro del Qatar لشيخ حمد بن خليفة آلثاني [Hamad bin Khalifa Al Thani] ho celebrato anche una Santa Messa di suffragio per il presbitero Jacques Hamel, sgozzato come un agnello sacrificale da un gruppo di jihadisti all’interno di una chiesa francese.
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Posso testimoniare che tra i sauditi musulmani è molto apprezzato e condiviso il pensiero del Santo Padre Francesco che il 4 giugno, ricevendo in Vaticano la seconda delle tre mogli dell’Emiro del Qatar, ha affermato:
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«Cristianesimo e Islamismo hanno la stessa radice e credono nello stesso Dio».
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Certo, cambiano leggermente le forme puramente esteriori, quelle che in linguaggio filosofico potremmo definire come elementi accidentali puramente contingenti, solo qualche esempio: nel mondo cattolico abbiamo lo stretto obbligo del celibato sacerdotale e religioso, la castità estesa anche ai laici sposati in certe condizioni e situazioni e la monogamia che di rigore è per tutti. Dall’altra, invece, nel mondo islamico abbiamo la poligamia degli emiri che mandano una delle loro seconde mogli in udienza dal Romano Pontefice. Ma come dicevo poc’anzi si tratta solo di sottigliezze, oserei dire puramente “semantiche”, un po’ come la nostra sfumatura del “filioque” con i Cristiani Ortodossi … solo sfumature che nulla tolgono alla vera sostanza costituita dalla «stessa radice», come ha detto il Santo Padre alla seconda delle tre mogli dell’Emiro del Qatar. Ed il tutto benché a me, alle imminenti soglie del mio 53° genetliaco, con le mie tre perpetue in età compresa tra i 19 ed i 24 anni ― perché giunte alla soglia dei 25 già le licenzio ―, dubito che il Santo Padre concederebbe mai la grazia di ricevere Jasmine, la seconda delle mie tre perpetue, la colombiana di Cartagena de Indias, anche se io prete credo nello stesso identico Dio in cui crede l’Emiro del Qatar, il quale però ha tre mogli ufficiali ed un harem ben più nutrito ancora di donne, nessuna delle quali, tra l’altro, ha mai fatto le scuole primarie e secondarie dalle Figlie di Maria Ausiliatrice come invece ha fatto la mia perpetua Jasmine.
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E questa grande «radice» che unisce Cristianesimo e Islamismo, prende sicuramente largo respiro dall’anelito profondo attraverso il quale ― come sapientemente ci ha ricordato il Sommo Pontefice parlando con i giornalisti sul volo di ritorno dalla Polonia [cf. QUI, QUI] ― «Gli islamici cercano la pace e l’incontro».
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Molto sommessamente oso correggere una umana svista del Sommo Pontefice, perché solo di una umana svista si tratta, ovvero l’essersi dimenticato di dire che in verità, «Gli islamici», «la pace e l’incontro», la cercano in tutti i modi e soprattutto a tutti i costi. E ripeto: Voglia la Santità di Nostro Signore l’Augusto Pontefice felicemente regnante perdonare l’ardire di questo mio povero parlare profondamente filiale e devotamente amorevole.
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Il tutto, dalle «radici» agli «aneliti», ritengo di poterlo confermare e testimoniare, essendo stato accolto in Arabia Saudita con una devozione tanto profonda quanto commovente, recandomi come Vescovo ospite d’onore a Riad per battezzare 72 belle bambine cristiane, data l’assenza al momento di una struttura diocesana e di relative missioni cattoliche. E dinanzi a queste creature che promettono di crescere molto bene in salute e soprattutto in bellezza, gli uomini musulmani in particolare, presi da grande gioia, non facevano che ripetermi: «Sappia Vostra Eccellenza che queste bambine sono già creature del Paradiso, ad esso destinate sin d’ora per una mansione ben precisa legata alla spirituale edificazione degli uomini beati …» [cf. QUI].
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Per me, Vescovo di una piccola diocesi dell’Anatolia, non è stato facile rispondere al Sovrano Saudita che ― e devo dire, pure con una certa insistenza ― mi ha espresso il desiderio che a Riad sia istituita quanto prima una sede arcivescovile metropolitana e che il suo Vescovo possa essere promosso, eventualmente, anche alla dignità cardinalizia, per il  buon nome ma soprattutto per il prestigio storico di questo antico Paese Arabo che all’interno del suo territorio ospita la Città della Mecca.
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A Sua Maestà Saudita, cui sta molto a cuore l’antico prestigio del proprio Paese, ho risposto che mi farò portavoce della sua richiesta presso il Romano Pontefice, anche se dubito possa accoglierla, infatti, sebbene abbia fatto cardinale il Vescovo dell’Isola di Tonga, dove i cattolici non arrivano manco a 10.000 anime, dubito faccia altrettanto in Arabia Saudita, pure dinanzi alla richiesta del suo Sovrano. L’Arabia Saudita è infatti un Paese ricchissimo, ed il Santo Padre preferisce promuovere arcivescovi e cardinali i presbiteri ed i vescovi appartenenti a quella nuova categoria teologica che sono le periferie esistenziali, scegliendoli tra coloro che nel giro degli ultimi tre anni di storia ecclesiale si sono procurati la patente da “preti di strada, di frontiera, di periferia …”. Anche se sino a poco prima erano arcipreti della monumentale chiesa madre di Modica [cf. QUI], Città d’arte nella quale si trovano chiese di straordinaria bellezza, inclusa quella dedicata a San Giorgio, un tempio a cinque navate a confronto del quale, la Basilica di Santa Maria Maggiore in Roma, è poco più di una cappella [cf. QUI]. E Modica è una nobile e splendida città che già a livello architettonico-urbanistico manifesta ricchezza opulenta e nelle cui … periferie esistenziali, non si trovano affatto le villas de las miserias — come forse è stato fatto credere al Santo Padre da qualcuno dei diversi delinquenti che lo circondano — bensì vi si trovano le concessionarie della Maserati, della Porsche e della Ferrari [vedere angolo di periferia esistenziale di Modica, QUI]. È infatti proprio da questi ambienti o da queste periferie esistenziali, che nascono i libri degli allievi di Giuseppe Dossetti che poi magnificano una Chiesa povera per i poveri, quantunque l’opera più appropriata che dovrebbero scrivere forse sarebbe una rivisitazione clericale della Fattoria degli animali di George Orwell [cf. QUI]. Un po’ come certi personaggi della Comunità di Sant’Egidio di Andrea Riccardi, le cui Signore vanno a distribuire i pasti ai poveri a Santa Maria in Trastevere con indosso i vestiti di Armani e di Dolce&Gabbana, con i gioielli di Bulgari e di Cartier.
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Detto questo ho proseguito spiegando al Sovrano Saudita che il Santo Padre è anche piuttosto restìo a che si faccia proselitismo tra le popolazioni dei Paesi di cultura non cattolica, come ha espresso nella sua memorabile omelia nella festa dell’Epifania:
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«Per la Chiesa essere missionaria non significa fare proselitismo, ma equivale ad esprimere la sua stessa natura: essere illuminata da Dio e riflettere la sua luce. Questo è il suo servizio. Non c’è un’altra strada. La missione è la sua vocazione: far risplendere la luce di Cristo è il suo servizio» [cf. QUI].
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Si tratta di una nuova lettura del celebre monito del Verbo di Dio che ci comanda:
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«Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato» [cf. Mc 16, 15].
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Premesso però che forse, Nostro Signore Gesù Cristo, essendo Egli misericordia infinita [cf. Mt 12,7], non si è preoccupato più di tanto di sviluppare una teologia della misericordia, ecco che questo suo monito, dopo venti secoli di fede e di tradizione cristiana, oggi va letto in altro modo, come io stesso ho spiegato al Re d’Arabia Saudita per anticipargli che la sua istanza potrebbe anche non essere accolta dal Romano Pontefice, il quale sembra giudicare con un certo sospetto tutto ciò che potrebbe somigliare anche vagamente al proselitismo. Una volta spiegato questo, il Sovrano Saudita mi ha posto una domanda alla quale non sono stato però in grado di dare risposta:
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«Eccellenza Reverendissima, con questo suo discorso che cosa intende dirmi? Forse che al mondo, a fare proseliti, siamo rimasti solo noi musulmani?».
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Ho replicato al Sovrano Saudita:
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«Purtroppo io non sono in grado di dare una risposta, però posso suggerire a Vostra Maestà di porre ella stessa questo quesito al Sommo Pontefice, quando la prossima volta si recherà in Vaticano in visita di Stato».
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… come numerose volte ho spiegato in miei scritti e pubbliche conferenze, la situazione ecclesiale odierna è di una drammaticità senza precedenti storici. A più riprese ho indicata l’accidia come il peccato più praticato dai miei Venerati Fratelli Vescovi. Un’accidia aggravata da qualche cosa di devastante: la fuga dal reale. Quando infatti la realtà non si vede, o quando la si nega in maniera ostinata, a quel punto prendono corpo e vita le sfide degli ottimisti rivolte allo Spirito Santo di Dio attraverso i loro psuedo-teologismi, il tutto velato oltre la coltre di quella falsa speranza che li porta più o meno a dire: «Non bisogna disperarsi né cadere nel pessimismo, perché tanto la Chiesa è di Cristo, quindi ci penserà Lui». Indubbia verità di fede, perché quella di Cristo ― sebbene scartata dai costruttori di ieri e forse di più ancora da quelli di oggi ― rimane la «testata d’angolo» [cf. Mt 21,42; Mc 12,10; Lc 20,17; At 4,11; Ef 2,20; Rm 9,32], ma il nostro ruolo di Vescovi e di guide del Popolo di Dio ai quali la Santa Sposa di Cristo è stata affidata, quale è, nell’economia della salvezza e nel mistero della redenzione? Forse il nostro ruolo e la nostra missione è di vivere in uno stato di paralisi e di speranzosa impotenza? A questo punto mi sia concesso proporre la medaglia d’oro al valore dell’ecclesiastica incoscienza a tutti questi ottimisti surreali che per la prima volta, nell’intera storia della Chiesa, la grazia dello Spirito Santo di Dio non la invocano, ma la sfidano proprio. E, cosa peggiore, sfidano la divina grazia attraverso la loro accidia ed i loro peccati di omissione dai quali nasce la loro fuga dal reale, di conseguenza l’istigazione a fuggire dal reale rivolta a tutto quanto quel Popolo di Dio verso il quale ai giorni nostri, il Signore Gesù, proverebbe immensa «compassione», tanto i nostri fedeli gli apparirebbero oggi più che mai «come pecore che non hanno pastore» [cf. Mc 6, 30-44].
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È dunque lecito domandarsi: dinanzi ad un Nunzio Galantino, che ormai privo d’ogni senso del cattolico pudore se ne va magnificando le alte qualità teologiche di Dietrich Bonhoeffer ― considerato eretico persino dai teologi luterani ortodossi ― dedicando ad esso articoli commemorativi su quella specie di succursale del Grande Oriente d’Italia tale par essere Il Sole 24 Ore [cf. QUI]. Dinanzi ad un Corrado Lorefice, che poco dopo essere stato eletto Arcivescovo Metropolita di Palermo invita a parlare nella sua chiesa cattedrale il cattivo maestro e falso profeta Enzo Bianchi [cf. QUI], annunciatore e propagatore delle peggiori eresie. Dinanzi ad un Matteo Maria Zuppi, che poco dopo il suo insediamento presso la cattedra arcivescovile metropolitana di Bologna, negando e offendendo la sapiente e prudente pastorale portata avanti dai suoi due predecessori Giacomi Biffi e Carlo Caffarra, in questa città brulicante musulmani, invita baldanzoso a risolvere i problemi dell’islamismo costruendo delle moschee a Bologna e dintorni. Oppure, dinanzi ad un Carmelo Cuttitta, Vescovo di Ragusa, che non esita a mettere alla pubblica berlina un proprio presbitero “colpevole” di avere risposto a un quesito con una lapidaria battuta sui gay ― decisa ma non oltraggiosa ― e che per tutta risposta domanda in tempo record perdono con la cenere in testa, ricevendo in episcopio nelle ore successive gli orgogliosi maggiorenti dell’associazione sodomitica dell’Arcigay [cf. QUI, QUI, ecc..] … Ebbene, dinanzi a questo ed altro ancora, quali miracoli dovrebbe mai compiere lo Spirito Santo di Dio in quella Chiesa che a dire di certuni … «tanto appartiene a Cristo», se proprio negli uomini ai quali la Chiesa è affidata e che sono come tali preposti alla sua tutela e alla soluzione dei suoi problemi interni ed esterni, manca nei fatti la volontà di reagire e agire? Capisco che quando si invitano gli Enzo Bianchi a parlare nelle cattedrali, o quando un Vescovo che rimanda gli appuntamenti di settimane e settimane trova però tempo di ricevere dopo poche ore la Pia Confraternita dei Sodomiti della Sicilia Sud Orientale, più che alla frutta siamo ormai alla lavanda gastrica dopo un pranzo che ha causato una intossicazione alimentare, ma affermare, dinanzi alla clericale accidia ed all’impotenza del non agire … «tanto ci penserà Cristo», perché «la Chiesa è governata dallo Spirito Santo», vuol dire purtroppo non conoscere anzitutto i rudimenti del Catechismo della Chiesa Cattolica, o in ogni caso falsarli, perché se Dio fosse aduso intervenire e quindi inibire all’occorrenza la libertà dell’uomo ed il suo libero arbitrio, anzitutto avrebbe impedito ch’esso avesse sovvertito con un atto di superba ribellione il mistero della creazione attraverso il peccato originale, trasmettendo da allora a seguire una natura corrotta a tutta l’umanità. E queste cose, sinceramente, dovrebbero essere i Vescovi ad insegnarle, non dovrebbe certo rammentarle a costoro il Vescovo di una onirica diocesi archeologica, poiché terrorizzato dal fatto che dinanzi alla Casa di Dio in fiamme, molti membri del Collegio Episcopale affermano in tutta tranquillità: «Non siate pessimisti, animo! Tanto la Chiesa è di Cristo ed è governata dallo Spirito Santo di Dio, quindi ci penserà Lui!». E nel frattempo, in attesa che Dio ci pensi, noi, oltre ad invitare gli Enzo Bianchi nelle cattedrali, oltre a porgere le scuse ai sodomiti fieri e orgogliosi, oltre a invocare la costruzione delle moschee, non è che per caso dovremmo pensare anche ad annunciare il Vangelo per un verso, ed a correre con gli idranti per spegnere il fuoco che divampa sempre più dentro la Casa di Dio, per altro verso?
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Con tutto il rispetto che gli è dovuto per il suo alto ufficio apostolico, trovo inquietanti le teorie del mio Venerabile Fratello nell’episcopato ed Arcivescovo Metropolita di Bologna Matteo Maria Zuppi, che pensa di risolvere il problema dell’integralismo degli islamisti costruendo ad essi delle moschee [cf. QUI, QUI], all’interno delle quali potrebbero essere a suo dire controllati i soggetti a rischio. È un palese errore di valutazione molto pericoloso quello dell’episcopo felsineo, giacché offrir loro di simili strutture, al contrario vorrebbe solo dire mettere questi stessi soggetti a rischio nella condizione di fare proseliti attraverso la predicazione dell’odio verso l’Occidente e la Cristianità, il tutto in modo più comodo di quanto non facciano adesso in molti capannoni ed in numerosi sottoscala clandestini, dove forse è bene rimangano, fino a quando non mostreranno di riconoscere tutte le regole civili e liberali del nostro Paese e stipulando con lo Stato un concordato nel quale siano chiari i doveri dei musulmani verso la Repubblica Italiana e per converso della Repubblica Italiana verso i musulmani.
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Perché non avere invece la lealtà di dire e ammettere dialoganti vescovi interreligiosi in testa a tutti ―, che un accordo coi musulmani è reso da sempre impossibile per l’esistenza di decine di gruppi diversi e frammentati che non comunicano neppure gli uni con gli altri? Non dire questo, nei concreti fatti vuol dire mentire, perché sempre, l’alterazione o il rifiuto della realtà, porta inevitabilmente alla menzogna ideologica. Ovviamente, i miei Fratelli Vescovi del dialogo interreligioso a tutti i costi e costi quel che costi, questo non possono dirlo né ammetterlo, perché di conseguenza dovrebbero ammettere che sia loro, sia soprattutto la Santa Sede, non dialogano affatto con l’Islam, come talvolta vorrebbero farci credere attraverso notizie e comunicati-stampa, ma che hanno solo scambiato qualche parola con qualche gruppetto di islamici, semmai pure minoritario e talvolta pure inviso alla gran parte degli altri gruppi, facendo però apparire il tutto come dialogo a quei poveri fedeli cattolici forse considerati solo dei poveri beoti da buggerare col clericalese. Detta in altri termini: gli ecclesiastici, a partire dalla Santa Sede e dal Santo Padre, parlano soltanto, di tanto in tanto, con qualche isolato imam o con qualcuno dei numerosi gruppetti islamici, che equivale a dire: nei fatti concreti dialogano solo con sé stessi o con l’idea che essi stessi si sono fatti dell’Islam. E nel fare questo, io do del tutto per scontato ch’essi siano in buonafede, perché se invece fossero di ciò consapevoli e quindi di conseguenza in malafede, la cosa sarebbe di una gravità davvero inaudita, soprattutto verso il Popolo di Dio, abituato a ragionare attraverso criteri religiosi unitari molto solidi, legati anzitutto ad un solido concetto di autorità centrale della Chiesa Cattolica, mentre invece, nell’Islam, è proprio l’esatto contrario: non vige l’unità, ma la frammentarietà strutturata su criteri antropologici di tribù.
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La si smetta per ciò col dire che «il Grande Imam del Cairo ha incontrato e abbracciato il Santo Padre Francesco», o che «Il Grande Imam del Cairo ha condannato gli attentati terroristici». Perché non solo, il Grande Imam del Cairo, non è affatto il Sommo Pontefice dell’Islam, perché per quelle sue condanne è stato indicato come “infame” e “traditore” da molti altri gruppi musulmani, non affatto e non necessariamente jiadisti, taluni dei quali gli hanno lanciata pure una “condanna a morte”. Il Grande Imam del Cairo, che è un sunnita — senza bisogno di andare a cercare neppure alcuni degli altri numerosi gruppi religiosi islamici avversi — non gode affatto dell’appoggio e dell’universale favore da parte degli stessi musulmani sunniti, immaginiamoci quindi cosa pensino di lui molti altri gruppi islamici sparsi per il mondo.
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Premesso quindi che l’Islam non è una realtà omogenea ma un insieme antropologico di realtà e di tribù, di culture e di sentire religiosi a volte pure in aspro confitto tra di loro, la domanda mia dovrebbe meritare una risposta seria, precisa e soprattutto realistica: Beatissimo Padre, Eminentissimi ed Eccellentissimi Fratelli Vescovi e Cardinali, volete spiegare, ai devoti fedeli cattolici, di cui siete per divino mandato guide e pastori, con chi, in verità, state dialogando, ammesso dialoghiate veramente con qualcuno? Dialogate con il grande e grave problema islamico, oppure, fingendo invece di dialogare con esso, cercate soltanto di esorcizzare una paura che rischia di diventare presto una triste realtà? Vale a dire la seguente: questa volta, la battaglia di Lepanto, la perderemo immediatamente sin dalle prime battute, perché purtroppo manca in noi la fede e, con la fede, l’ausilio della Beata Vergine Maria, invocata nel 1571 attraverso il Santo Rosario dalla Lega Santa come Regina delle Milizie Cattoliche; invocata dai rematori nelle stive delle navi che remavano scandendo «Ave Maria … Ave Maria …».
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Non ricordate forse che al contrario, nella nostra moderna Europa, dopo i primi sanguinosi attentati a Parigi fuori dal Bataclan, teatro della strage jiadista, un pianista circondato dalla folla ha suonato e cantato Imagine di John Lennon, le cui parole sono uno sprezzante inno nichilista all’ateismo? [cf. QUI]. In quei giorni io mi permisi di ricordare l’ovvio scrivendo che quel pianista, sui cadaveri dei morti ammazzati dai jiadisti, aveva suonato la marcia funebre dell’Europa [cf. mio precedente articolo QUI]. Altro che i rematori nelle stive delle navi che durante la battaglia di Lepanto remavano scandendo ritmicamente «Ave Maria … Ave Maria …»!  Macché … come ho appena detto, sui cadaveri dei morti ammazzati dai jiadisti, al grido svirilizzato del «Peace&Love» che campeggia tra i piumini di struzzo dei gay pride, oggi la folla emotiva, senza più radici cristiane e senza più Dio, canta:

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.[traduzione in Italiano]

Imagine

Immagina non ci sia il paradiso
è facile se ci provi
nessun inferno sotto di noi
sopra di noi solo il cielo
immagina tutti quanti
vivere per l’oggi
 Immagina non ci siano paesi
non è difficile da fare
niente per cui uccidere o morire
e neanche religioni
immagina tutti quanti
vivere la vita in pace
Puoi dire che sono un sognatore
ma non sono l’unico
spero che un giorno ti unirai a noi
e il mondo sarà tutt’uno
 Immagina nessuna proprietà
mi chiedo se puoi
nessun bisogno di avidità o fame
una fratellanza di uomini
immagina tutti quanti
dividersi il mondo
E il mondo vivrà come unico
[testo originale QUI]
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Posta questa situazione basata sui dati puramente oggettivi e non certo sugli umori soggettivi catastrofici che non mi sfiorano nemmeno, per quanto riguarda l’invocata costruzione di moschee, penso sia lecito dire che applicando la stessa logica del mio Venerato Fratello Vescovo dell’Arcidiocesi Felsinea, si dovrebbe similmente invocare la riapertura delle case di tolleranza, visto e considerato che in tal modo sarebbero tolte centinaia di Signorine che al calar del sole affollano i viali che circondando la cinta muraria urbana bolognese. Con agevoli e confortevoli case di tolleranza a disposizione, un fitto esercito di corpivendole potrebbe svolgere il proprio antico mestiere in condizioni igieniche assai più vantaggiose, avrebbero riscaldamento in inverno, aria condizionata d’estate, adeguati controlli medici e via dicendo. E un simile principio non è applicabile solo alla prostituzione, lo è anche allo spaccio di sostanze stupefacenti. Se infatti hashish e marijuana fossero legalmente venduti presso le tabaccherie come monopolî di Stato, sarebbe tolto tutto il mercato delle cosiddette droghe leggere che – senza pena alcuna di possibile accusa di razzismo – stando ai fatti ma soprattutto agli atti giudiziari, è perlopiù in mano ai nordafricani dei Paesi del Magreb, che naturalmente nulla hanno a che fare con i musulmani; e se gran parte di essi sono tali, vanno considerati solo come dei “compagni che hanno sbagliato”, come dicevano i vecchi comunisti ad ogni attentato terroristico delle Brigate Rosse.
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Nessuno ricorda quegli amabili imam espulsi anni fa nel Nord del nostro Paese, i quali predicando una morale ed un’etica alquanto sui generis ― sotto certi aspetti vagamente simile a quella casuistica dei Gesuiti di oggi ― affermavano ai propri fedeli residenti in Italia e originari della Tunisia e del Marocco, di professione spacciatori di droga, che tale spaccio non era contro le leggi dell’Islam, se le droghe erano vendute solo agli “infedeli cristiani”? Il nome di questi imam, la data esatta del fatto e la loro espulsione dall’Italia non li ricordo, però, chi volesse verificare il tutto, può sempre rivolgersi alla Procura della Repubblica di Treviso che procedette all’arresto degli spacciatori ed alla espulsione dal nostro territorio nazionale dei due predicatori, perché nei fascicoli giudiziari d’archivio sono sicuramente sempre conservate anche le registrazioni di quei mirabili sermoni con relativa traduzione giurata dall’arabo all’italiano.
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Pure in questo caso, per evitare che sulla scia di umori e malumori qualcuno faccia di tutta l’erba un fascio, il Sommo Pontefice Francesco ci richiama doverosamente al reale umano e cristiano affermando, sempre parlando con i giornalisti nel suo recente viaggio di ritorno dalla Polonia:
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«Se io parlo di violenza islamica devo parlare anche di violenza cattolica […] ma non tutti i cristiani sono violenti così come non tutti gli islamici lo sono» [cf. QUI].
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Se fossi una persona che anziché seguire la nebulosa ambiguità casuistica gesuitica applicasse invece la logica aristotelica, a questa affermazione potrei rispondere ― ma ovviamente sbagliando, s’intende! ― attraverso due domande chiare e precise: c’è qualcuno, a partire dal Sommo Pontefice, in grado di portare con analogo esempio il caso di uno solo tra i circa 400.000 membri del clero secolare e regolare della Chiesa Cattolica sparsi per il mondo, che abbia affermato dal pulpito di una nostra chiesa che lo spaccio di sostanze stupefacenti non è contrario alla morale cattolica, se le droghe vengono vendute solo agli eretici luterani, pentecostali, avventisti e via dicendo? E c’è qualcuno in grado, a partire dal Sommo Pontefice ― sempre per quanto riguarda la «violenza cattolica» cui accennava il Santo Padre ad alta quota aerea laddove manca a volte ossigeno ― di elencare quando e dove, i cattolici, hanno sgozzato esseri umani, dirottato aerei civili, fatto esplodere bombe tra cittadini inermi? Oppure, quand’è accaduto che un solo cattolico sia entrato dentro una moschea a sgozzare un imam mentre predicava, urlando a squarciagola col coltello insanguinato: “Cristo è grande!”? A fronte di questa sua ennesima affermazione, o il Santo Padre dimostra qualche cosa del genere a supporto della sua ipotesi riguardo la «violenza cattolica», oppure, su modello di tutti i suoi prudenti, sapienti e Santi Predecessori, prenda l’abitudine di parlare solo dopo accurata riflessione e dopo altrettanta accurata preparazione di testi scritti che siano anzitutto misurati e ponderati, lasciando agli attori di Hollywood ed alle pop-star i colloqui a braccio coi giornalisti. Posto che, sia gli attori di Hollywood sia le pop-star, tendono a esprimersi, per la loro buona immagine e per quella delle loro società di produzione, con prudenza a volte persino maggiore di quella che nei fatti non dimostra invece di avere il Capo della Chiesa Cattolica.
Ebbene, questi vescovoni e cardinaloni, in fase avanzata di mondanizzazione e di incorreggibile piacioneria, che dialogano con tutto e con tutti meno che coi loro fedeli cattolici e che come il mio Venerato Fratello Arcivescovo Felsineo invocano la costruzione delle moschee — il tutto in un momento storico-sociale ad altissimo rischio nel quale le nostre chiese sono sempre più vuote, mentre nel nostro Paese il tasso di natalità è da 25 anni un punto e mezzo al di sotto dello zero — si rendono conto che stanno usando le identiche argomentazioni di fondo degli abortisti? Sì, esattamente le stesse: «legalizzare l’aborto vuol dire sconfiggere ed eliminare la piaga dell’aborto clandestino». Cambia l’oggetto ma la logica di base che anima l’argomentare di Matteo Maria Zuppi è la stessa: «per tenere sotto controllo ed eliminare l’integralismo islamista, bisogna evitare i ritrovi clandestini e costruirgli delle moschee alla luce del sole».
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A questo punto non ci resta che attendere che qualcuno dei miei Fratelli Vescovi testé menzionati tra queste righe apra la fase diocesana del processo di beatificazione di Marco Pannella, a ben considerare che non pochi vescovi, ed in specie quelli di ultima nomina, argomentano attraverso criteri logici che hanno caratterizzato le istanze del leader radicale nelle sue richieste sulla legalizzazione dell’aborto, dell’eutanasia, delle sperimentazioni genetiche, delle droghe … facendo passare il male come bene allo scopo di evitare dei mali maggiori o di risolvere comunque dei gravi problemi sociali legati alle diverse pratiche o commerci clandestini. Ora, che in questo modo abbia argomentato un accolito di Lucifero come Marco Pannella, nulla da dire, ma che con altrettanta logica di fondo argomentino oggi svariati vescovi, in verità ho molto da dire; e visto che nessuno dice, a questo punto dico io, levando la mia voce episcopale dalle antiche rovine della mia onirica chiesa cattedrale ridotta a quattro sassi sparsi sul terreno turco della regione dell’Anatolia, posto che il mio dire può essere mosso: o da totale incoscienza, o da imperativi di coscienza che mi pervengono dalla grazia di Dio. Una cosa è certa, se a Bologna, su istanza dell’Arcivescovo e sulla base delle motivazioni da esso portate, fossero aperte delle moschee, per quanto mi riguarda, facendo uso delle stesse argomentazioni logiche, potrei farmi promotore per la richiesta di riapertura delle case di tolleranza, perché in fondo: meglio avere le prostitute sotto controllo alla luce del sole che sparse in giro in modo clandestino, con tutto ciò che di male questo comporta, inclusa mafia nazionale e internazionale, racket e soprattutto violenze su queste povere creature che, il Venerabile Presbitero Oreste Benzi chiamava «donne ridotte dalla crudeltà dell’uomo in stato di schiavitù per il proprio piacere».
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Venerato e amato Padre Oreste Benzi, nel mese di maggio del 2007, pochi mesi prima della tua morte, senza avermi mai visto né mai avendomi conosciuto prima di quel nostro unico incontro, mi dicesti: «Anche tu sarai una voce non comoda all’interno della Chiesa. Per questo ti invito a invocare sempre la grazia di Dio affinché questa scomodità possa essere sempre tutta opera di Dio per il bene della Chiesa stessa, mai però opera tua». Se un giorno ti raggiungerò nel Paradiso vero — non certo in quello materialista ed edonista dei musulmani premiati con 72 vergini [cf. QUI] e semmai pure con 72 suocere! — ciò sarà prova che ho messo in pratica il tuo santo consiglio lasciando operare la grazia di Dio. Se invece dovrò farmi un lungo purgatorio, con 72 vergini isteriche e soprattutto con 72 suocere più isteriche ancora di loro, ciò sarà prova del fatto che invece ho operato io; ed operando io ho inesorabilmente sbagliato, sino a meritarmi la severa purgazione in una parodia di Paradiso con 72 vergini frigide e 72 suocere incarognite.

 http://isoladipatmos.com/se-per-evitare-lintegralismo-islamista-vanno-aperte-le-moschee-allora-vanno-riaperte-le-case-di-tolleranza-per-evitare-la-prostituzione-clandestina/
 

4 commenti:

  1. Questo "vescovo" non esiste. Non nella Chiesa Cattolica, perlomeno. Non è titolare di nessuna sede. Immagino che anche tutto ciò che dice sia paccottaglia.

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  2. La paccottiglia sia la Chiesa Cattolica!

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  3. http://isoladipatmos.com/il-sommo-pontefice-ha-eletto-vescovo-ariel-s-levi-di-gualdo-nominandolo-segretario-della-commissione-ecclesia-dei/

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