Il segreto dell'amore: per amare bisogna essere in tre
Tutto questo accade poiché l’amore
che rimane su un piano orizzontale muore.
Oggi una delle più grandi difficoltà consiste
nel non saper più comprendere cosa sia l’amore. È il dramma di tanti giovani
che iniziano il viaggio alla ricerca della felicità senza dotarsi di tutto
punto, cioè privi di una bussola spirituale che funzioni e che li possa
concretamente aiutare per giungere alla meta. L’errore più ricorrente è quello
di sbagliare strada, prendendo per buone delle false indicazioni; il pericolo
sempre in agguato è quello di confondere l’amore col
sentimento/sentimentalismo...
Ma il sentimento va e
viene, è rapido al mutamento, solo l’amore è duraturo. Duraturo purché quello
in questione sia l’Amore vero, cioè con la maiuscola, il solo Amore che possa
evitare disastri e amare delusioni.
Quando infatti il rapporto
che si instaura tra l’uomo e la donna non è quello della
reciprocità nell’uguaglianza della dignità ma, al contrario, è quello del
conflitto (poichè ogni rapporto con l’altro è sempre un incontro tra opposti
interessi), allora - come spiega il card. Caffarra - “ciascuno è affidato
radicalmente a ciascuno e affida la propria dignità al riconoscimento
dell’altro. Da ciò nasce quel sentimento diffuso di paura reciproca , di
sospetto e nello stesso tempo un’esasperata ricerca di garanzie continue”.
Il risultato è che le
persone vengono ridotte a semplici oggetti di proprietà e di consumo, i
quali rivestono valore al solo scopo di essere posseduti per colmare il
vuoto interiore di chi si profitta di loro (finché non compaia all’orizzonte un
qualcuno che susciti un interesse maggiore).
Da qui, confondere l’amore
con l’erotismo, il passo è breve così come automatica è la seguente
conseguenza: un amore che non conosca un più alto fine della carne condividerà
la corruzione della carne.
Che piaccia o no l’uomo è
una creatura, zavorrata da quello che la Chiesa chiama concupiscenza (San Paolo
la identifica con l'opposizione della carne allo spirito che ingenera disordine
nelle facoltà morali dell'uomo e, senza essere in se stessa una colpa, inclina
l'uomo a commettere il peccato). Ne deriva che, senza Dio l’uomo vive come
monco di qualcosa d’essenziale per la sua esistenza e serenità; senza Dio
l’uomo è incompleto e, sappiamo, ogni incompletezza termina necessariamente in
una frustrazione.
L’errore fatale è la
convinzione che la ricerca di un/a compagno/a da “amare” possa colmare tale
frustrazione certi che un altro essere umano possa dare ciò che in verità solo
Dio può dare. Così come drammaticamente errata è la convinzione che la felicità
risieda e si esaurisca in un semplice scambio di effusioni erotiche e in
un rapporto che si regge sul motto “finché stiamo bene insieme”.
In realtà tali convinzioni
così come il semplice fatto che un uomo o una donna cerchino un/a nuovo/a
compagno/a in seguito al colpevole fallimento di un rapporto amoroso (e nel
caso più grave, di un rapporto sacramentalmente vincolante come il matrimonio)
sono una prova che non c’era mai stato vero amore poiché, se il sesso è
sostituibile, l’amore non lo è.
Qui bisogna ben
comprendere: non che il piacere sessuale equivalga ad un falso amore o a un
qualcosa di negativo: tutt’altro. La Chiesa non ha mai condannato il sesso
tant’è che esiste il matrimonio, il luogo sacro dove esercitarlo. Ma il piacere
associato all’amore è la vaniglia del dolce: la sua funzione è di farci amare
il dolce, non di farcelo ignorare! Il sesso è una componente dell’amore e
un’introduzione alla comprensione dell’amore Divino, e quindi l’amore carnale è
come un ponte da attraversare, non un parapetto da appoggiarvisi e riposare: il
sesso indica un luogo di partenza, non un porto d’approdo.
Cosa accade quando non
vien attuato l’ordine Divino e l’amore erotico non viene utilizzato quale
embrione che deve condurre verso Dio? Lo vediamo tutti i giorni: i fidanzamenti
che “bruciano le tappe” lasciano per strada sofferte conseguenze, i
matrimoni falliscono (provocando anche danni inimmaginabili agli eventuali
figli, coinvolti loro malgrado), l’amore è degradato a mera soddisfazione di un
desiderio egoistico, l’insoddisfazione e la noia infettano la vita, non c’è
nulla di certo, sicuro, eterno ma tutto appare fragile, incerto, instabile,
precario.
Tutto questo accade poiché
l’amore che rimane su un piano orizzontale muore.
Si è stati vittime di un
terribile quanto colpevole abbaglio. L’amore così concepito si volge allora
contro se stesso e poiché si desidera solamente godersi la propria vita
(fuorviati altresì da un concetto sfasato di libertà), esso, svelando il suo
vero volto, si tramuta in odio o in reciproco massacro. Odio verso l’Amore
innanzitutto, poiché ancora una volta l’uomo, in un impeto di orgoglio ed
arroganza, non accetta di essere una creatura ma vuole vivere come se fosse
Dio, senza bisogno di Dio.
Ma odio anche verso la
persona che si diceva di amare: quando l’estasi non continua e il sentimento si
affievolisce, la persona (un tempo) amata viene chiamata ladro o baro e,
infine, se si è sposati, citata in tribunale con la falsa, ridicola e
pretestuosa scusa dell’ “incompatibilità di carattere”.
Invece di accorgersi che
la principale causa di fallimento sta nel rifiuto di voler comprendere cosa sia
veramente l’amore, nel rifiuto di comprendere che l’amore è Dio e che solo Lui
può essere fonte inesauribile di ossigeno per la vita di coppia, si pensa che
un nuovo partner possa offrire ciò che il precedente non possedeva. E si
continua così a soffrire e far soffrire, divenendo attori di un circolo vizioso
e perverso che distrugge la società in cui si è calati: si crede di costruire
un nuovo futuro, si finisce solo per distruggere, si cerca felicità, si trova
solo dolore.
Il venerato Mons. Fulton
Sheen, al riguardo, ha scritto pagine di rara profondità: l’errore principale
di due innamorati è quello di presumere “che per amare basti essere in due: tu e io. In verità
bisogna essere in tre: tu, io e Dio. Non si possono legare insieme due bastoni
senza qualche cosa che sia al di fuori dei bastoni.
Certo occorre uno sforzo
per comprendere sempre più l’amore e per crescere nell’amore. Occorre un
impegno serio per bandire ogni pensiero disamorato e fare di noi degli esseri
amanti: è la volontà di amare che ci rende tali!”
Stefano Arnoldi
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