domenica 17 agosto 2014

San Donato di Ripacandida

17 AGOSTO
SAN DONATO DI RIPACANDIDA


SECONDA LETTURA
Dalle «Conferenze» di Giovanni Cassiano, sacerdote.  (Conf. 1,4-7; SC, Paris 1955, pp. 81-84)
Il fine ultimo dell'ascesi cristiana: il regno dei cieli
II fine ultimo della professione (ascetica) è il regno di Dio o regno dei cieli; ma la meta imme­diata è la purezza del cuore (cioè la carità), senza la quale è impossibile che uno possa raggiungere il fine ultimo.
Fissando, dunque, lo sguardo verso questa me­ta per prendere la giusta direzione, noi cammi­niamo spediti lungo una linea ben determinata. E se il nostro pensiero talvolta se ne allontana, noi subito, volgendo di nuovo lo sguardo alla meta, torneremo sul retto cammino, correggendo l'errata direzione.
Questa norma, richiamando tutti i nostri sfor­zi a convergere verso questo unico punto, non mancherà di avvertirci prontamente, per poco che il nostro animo possa deviare dalla direzione che si era prefissa.
Cosi, dunque, secondo l'apostolo Paolo il fine ultimo è la vita eterna: Voi raccogliete il frutto che vi porta alla santificazione e come destino avete la vita eterna (Rom 6, 22); mentre la nostra meta è la purezza di cuore, da lui giustamente chiamata la santità, senza la quale non si può raggiungere quel fine. In altre parole: la vostra meta immediata è la purezza del cuore; il fine ultimo è la vita eterna.
Parlando altrove di questo fine il beato Apo­stolo usa un modo di esprimersi anche più si­gnificativo: Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù (Fil 3, 13-14). Come se dicesse: con questa meta di­nanzi, io dimentico ciò che mi sta dietro, cioè i vizi dell'uomo vecchio, e mi sforzo di pervenire al fine ultimo che è la ricompensa celeste.
Abbracciamo, dunque, con tutte le nostre forze ciò che ci può guidare alla meta della purezza del cuore; evitiamo, al contrario, come funesto e nocivo ciò che da essa ci allontana. Per ques-ta meta noi agiamo e tutto sopportiamo; per essa, cioè per conservare sempre la purezza del cuore, noi sprezziamo i parenti, la patria, gli onori, le ricchezze, le delizie del mondo, i piaceri.
La purezza del cuore sarà, dunque, il termine unico delle nostre azioni e dei nostri desideri per poter arrivare alla perfezione della carità.

responsorio Mt 19,21; Lc 14,33
Se vuoi essere perfetto, va, vendi quello che possiedi e dallo ai poveri;
* vieni e seguimi, e avrai un tesoro nel cielo.
Dice il Signore: chi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo;
vieni e seguimi, e avrai un tesoro nei cieli.

ORAZIONE
O Dio, che hai ispirato a san Donato di Ripacandida di servirti in un modello sublime di perfezione evangelica, concedi anche a noi, per sua interces­sione, di superare i nostri egoismi per amare te sopra ogni cosa. Per il nostro Signore.








San Donato (Donatello) 
da Ripacandida 
17 agosto  


Ripacandida, Potenza, 1179 - S.Onofrio, Salerno, 17 agosto 1198 

Nasce da gente umile e di semplici e purissimi costumi, salda e profonda la fede. All'età di 14 anni lasciò Ripacandida per ritirarsi nel chiostro Verginiano (Montevergine). Ma la sua ammissione fu rimandata al compimento del quindicesimo anno d'età. Il giovinetto ritornò nel tempo stabilito e fu adibito a lavori materiali come la custodia degli animali e alla guardia delle vigne e dei campi. Ben presto rifulse per le virtù e, le genti che avevano la fortuna di trovarsi nelle vicinanze, sentivano e percepivano che un'anima elettissima si aggirava sulla terra. Nel fiore della giovinezza, a 19 anni, S. Donatello morì. Era il 1198. 

I concittadini, desiderosi di recuperare le spoglie, partirono da Ripacandida e ottennero quanto desideravano nel 1202. Il corteo partì dal monastero di Massadiruta, ma attraversando Auletta (Sa), si dovette fermare alle suppliche della popolazione devota e dovette lasciare, tali furono i segni manifesti del Santo, il suo braccio destro. Tale reliquia è conservata tuttora nella Chiesa parrocchiale di Auletta. In data 25 febbraio 1758 la S. Congregazione dei Riti ne confermava il culto prestato ab immemorabili, con Ufficio proprio, per quel che si riferiva all'orazione e alle lezioni del II Notturno, per Auletta esteso poi a Ripacandida, Melfi e Rapolla. 

E' festeggiato in dette località e a Montevergine il 17 agosto. La più antica raffigurazione iconografica l'abbiamo in una campanella del 1501, che si conservava nel monastero di S. Onofrio. In essa il santo è rappresentato avente nella sinistra un giglio, nella destra il breviario, ai piedi una volpe. La rappresentazione più bella del santo è data da una piccola oleografia su rame del sec. XVIII, che si conserva nell'abbazia di Montevergine. http://www.katieking.it/santi.asp?ID=1833

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