comunione spirituale uso e abuso
La Comunione spirituale, molto
raccomandata dal Concilio di Trento, suppone, è evidente, la fede nella
Presenza Reale di Gesù nei Tabernacoli; comporta il desiderio della Comunione
Sacramentale, e conduce il fedele alla comprensione dei Comandamenti di Dio,
facendolo confluire nell'Amore del Cristo.
In fondo, compito proprio di questa pia pratica, è quel
ricondurci a quella innocenza iniziale con la quale ci accostammo per la prima
volta alla Prima Comunione.
Oggi si fa un gran parlare di
questa pratica, sovente gettata nel dimenticatoio.
A causa (e forse è un bene se
la usiamo correttamente) delle recenti affermazioni, gravissime, del cardinale
Kasper (1) e di assurde proposte che si stanno avanzando per l'uso di questa
pratica, a tal punto da volerla persino sacramentalizzare (2), riteniamo utile
ed opportuno avanzare con questo articolo, che ci risvegli nella verità e ci
aiuti a comprendere come sfruttare al meglio questa pratica, evitando gli abusi.
Partiamo
da un piccolo excursus storico.
La Comunione spirituale si
sviluppa all'interno della Chiesa attraverso le parole di Gesù stesso: “Chi
accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato
dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui” (Gv 14,21) e “se uno
mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e
prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
Gli Apostoli hanno inteso che
davvero ci si poteva unire personalmente al Signore dall’interno del proprio
cuore. Perciò san Pietro scriveva: “adorate il Signore, Cristo, nei vostri
cuori” (1 Pt 3,15) (3)
I Santi Padri e Dottori come
san Bonaventura, per esempio, insegnano che svanita la "presenza
corporale" del Signore assunta attraverso l'Eucaristia, sacramentalmente,
resta la sua presenza spirituale e di grazia, in noi.
Così specifica Giovanni Paolo
II:
"Proprio per questo è
opportuno coltivare nell'animo il costante desiderio del Sacramento
eucaristico. È nata di qui la pratica della « comunione spirituale »,
felicemente invalsa da secoli nella Chiesa e raccomandata da Santi maestri di
vita spirituale. Santa Teresa di Gesù scriveva: « Quando non vi comunicate e
non partecipate alla messa, potete comunicarvi spiritualmente, la qual cosa è
assai vantaggiosa... Così in voi si imprime molto dell'amore di nostro Signore
»" (4).
e dice ancora:
"L'integrità dei vincoli
invisibili è un preciso dovere morale del cristiano che vuole partecipare
pienamente all'Eucaristia comunicando al corpo e al sangue di Cristo. A questo
dovere lo richiama lo stesso Apostolo con l'ammonizione: « Ciascuno, pertanto,
esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice » (1 Cor
11, 28). San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i
fedeli: « Anch'io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a
questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale
accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo
mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi
».73
In questa linea giustamente il
Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce:
« Chi è consapevole di aver
commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione
prima di accedere alla comunione ».74 Desidero quindi ribadire che vige e
vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha
concretizzato la severa ammonizione dell'apostolo Paolo affermando che, al fine
di una degna ricezione dell'Eucaristia, « si deve premettere la confessione dei
peccati, quando uno è conscio di peccato mortale ».75
L'Eucaristia e la Penitenza
sono due sacramenti strettamente legati. Se l'Eucaristia rende presente il
Sacrificio redentore della Croce perpetuandolo sacramentalmente, ciò significa
che da essa deriva un'esigenza continua di conversione, di risposta personale
all'esortazione che san Paolo rivolgeva ai cristiani di Corinto: « Vi
supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5,
20). Se poi il cristiano ha sulla coscienza il peso di un peccato grave, allora
l'itinerario di penitenza attraverso il sacramento della Riconciliazione
diventa via obbligata per accedere alla piena partecipazione al Sacrificio
eucaristico.
Il giudizio sullo stato di
grazia, ovviamente, spetta soltanto all'interessato, trattandosi di una
valutazione di coscienza. Nei casi però di un comportamento esterno gravemente,
manifestamente e stabilmente contrario alla norma morale, la Chiesa, nella sua
cura pastorale del buon ordine comunitario e per il rispetto del Sacramento,
non può non sentirsi chiamata in causa. A questa situazione di manifesta
indisposizione morale fa riferimento la norma del Codice di Diritto Canonico
sulla non ammissione alla comunione eucaristica di quanti « ostinatamente
perseverano in peccato grave manifesto ».76
38. La comunione ecclesiale,
come ho già ricordato, è anche visibile, e si esprime nei vincoli elencati
dallo stesso Concilio allorché insegna: « Sono pienamente incorporati nella
società della Chiesa quelli che, avendo lo Spirito di Cristo, accettano integra
la sua struttura e tutti i mezzi di salvezza in essa istituiti, e nel suo
organismo visibile sono uniti con Cristo – che la dirige mediante il Sommo
Pontefice e i Vescovi – dai vincoli della professione di fede, dei Sacramenti,
del governo ecclesiastico e della comunione ».77
L'Eucaristia, essendo la
suprema manifestazione sacramentale della comunione nella Chiesa, esige di
essere celebrata in un contesto di integrità dei legami anche esterni di
comunione. In modo speciale, poiché essa è « come la consumazione della vita
spirituale e il fine di tutti i Sacramenti »,78 richiede che siano reali i
vincoli della comunione nei Sacramenti, particolarmente nel Battesimo e
nell'Ordine sacerdotale. Non è possibile dare la comunione alla persona che non
sia battezzata o che rifiuti l'integra verità di fede sul Mistero eucaristico.
Cristo è la verità e rende testimonianza alla verità (cfr Gv 14, 6; 18, 37); il
Sacramento del suo corpo e del suo sangue non consente finzioni...." (5)
La Comunione spirituale, molto
raccomandata dal Concilio di Trento, suppone, è evidente e come ha spiegato
sopra Giovanni Paolo II, la fede nella Presenza Reale di Gesù nei Tabernacoli;
comporta il desiderio della Comunione Sacramentale; e di conseguenza comporta
comunque sia uno "stato di grazia" almeno di desiderio in attesa di
risolvere ogni pendenza nella Confessione e con una conversione attiva, cioè,
assumendo uno stato di vita che rifletta tutti e dieci i Comandamenti; esige il
ringraziamento per il dono ricevuto da Gesù in attesa di poterLo ricevere
sacramentalmente.
La
Preghiera
La formula conosciuta e
diffusasi nella Chiesa è di Sant'Alfonso Maria de Liguori che così dice:
“Gesù
mio, credo che voi siete realmente nel Santissimo Sacramento. Vi amo sopra ogni
cosa. Vi desidero nell’anima mia. Giacché ora non posso ricevervi
sacramentalmente, venite almeno spiritualmente nel mio cuore… (pausa). Come già
venuto, Vi abbraccio e tutto mi unisco a Voi. Non permettete che io mi abbia
mai a separare da voi".
e vi si aggiunge la comunione
alla Preghiera della Chiesa:
"Eterno Padre Vi offro il
Corpo e il Sangue del Vostro amatissimo Figlio, e Signore Nostro Gesù Cristo:
in espiazione dei nostri peccati, per la conversione dei peccatori, in
suffragio delle Anime del Purgatorio e per le necessità della Santa
Chiesa".
si fa sosta silenziosa e si
conclude dicendo un Pater Noster, Ave Maria e Gloria Patri.
Così come è consigliabile farsi
accompagnare dalla potente Avvocata che abbiamo presso Gesù, la Sua Madre:
"O Maria, preparami a
ricevere degnamente Gesù.
Tu vedi come è ridotta l'anima
mia;
Tu conosci fino in fondo la mia
miseria, ma a chi altri potrei rivolgermi se non a Te affinchè Tu possa
spianare la strada ostruita dai miei peccati?
Ti invoco quale mia Avvocata
presso il Tuo dilettissimo Figlio.
Non abbandonarmi proprio ora
che ho maggiormente bisogno di essere salvato/a dal precipizio in cui mi trovo.
Portami al Tuo amatissimo Gesù!
Brucia Madre mia ogni mio mal
pensiero, brucia tutto ciò che vedi di indegno dentro di me;
abbatti ogni ostacolo che mi
separa dal Tuo dolcissimo Figlio".
Si può pregare con le parole
ufficiali della Chiesa:
« Adoro te devote, latens
Deitas...
Ti adoro con devozione, o Dio
che ti nascondi,
che sotto queste figure
veramente ti celi:
a te il mio cuore si sottomette
interamente,
poiché, nel contemplarti, viene
meno.
La vista, il tatto e il gusto
si ingannano a tuo riguardo,
soltanto alla parola si crede
con sicurezza.
Credo tutto ciò che disse il
Figlio di Dio:
nulla è più vero della sua
parola di verità ».
O la bellissima preghiera di
sant'Ignazio da farsi anche con la Comunione sacramentale:
Anima di Cristo, santificami.
Corpo di Cristo, salvami.
Sangue di Cristo, inebriami.
Acqua del costato di Cristo,
lavami.
Passione di Cristo, confortami.
O buon Gesù, esaudiscimi.
Fra le tue piaghe ascondimi.
Non permettere ch'io mi separi
da te.
Dal nemico maligno difendimi.
Nell'ora della morte chiamami.
E comanda che io venga a te.
Affinché ti lodi con i tuoi
santi nei secoli eterni.
Così sia.
La
Comunione spirituale, fatta con queste intenzioni e con il degno proposito di
correggere il proprio stile di vita conformandolo ai Comandamenti, produce gli
stessi effetti della Comunione Sacramentale, ma non la sostituiscono!
In fondo, compito proprio
di questa pia pratica, è quel ricondurci a quella innocenza iniziale con la
quale ci accostammo per la prima volta alla Prima Comunione.
Diceva san Padre Pio che non è
importante la quantità di Comunioni sacramentali ricevute, ma la qualità e di
essere vigili che la condizione di peccatori non sia stata tale da averci
meritato la condanna anzichè la grazia. E così diceva che se la nostra
condizione rischiasse davvero di nuocerci, è meglio desiderare la Comunione
anzichè prenderla con superbia, tornando ai primordi della nostra innocenza
fanciullesca quando ricevemmo il Divin Sacramento in stato di grazia.
Vi ricordiamo che, queste
Preghiere, possono ( e magari "debbono" ) farsi anche per la
Comunione sacramentale, specialmente quella a Maria Santissima come
preparazione e quelle di ringraziamento riportate, comprensive del silenzio
orante, di quell'atteggiamento atto ad interiorizzare quanto dal Cielo si è
ricevuto.
Quanto sia preziosa la
Comunione spirituale lo disse Gesù stesso a Santa Margherita Maria Alacoque,
molto assidua nel mandare i suoi desideri di fiamma a chiamare Gesù nel
Tabernacolo. Una volta le disse: “Mi è talmente caro il desiderio di un’anima
di ricevermi, che lo mi precipito in essa ogni volta che mi chiama con i suoi
desideri più puri”.
Quanto sia stata amata dai
Santi la Comunione spirituale non ci vuol molto a intuirlo. La Comunione
spirituale soddisfa almeno in parte a quell’ansia ardente di essere sempre
“uno” con chi si ama. Gesù stesso ha detto: “Rimanete in Me e io rimarrò in
voi” (Giov. 15, 4). E la Comunione spirituale aiuta a restare uniti a Gesù,
sebbene lontani dalla sua dimora. Altro mezzo non c’è per placare gli aneliti
di amore che consumano i cuori dei Santi. “Come una cerva anela ai corsi delle
acque, così la mia anima anela a Te, o Dio” (Salm. 41, 2): è il gemito amoroso
dei Santi. “O Sposo mio diletto - esclama S. Caterina da Genova - io desidero
talmente la gioia di stare con Te, che, mi pare, se fossi morta risusciterei
per riceverti nella Comunione”.
In sostanza, la Comunione
spirituale deve spingere il fedele a ricevere poi Gesù Sacramentalmente Vivo e
vero, presente, nell'Ostia Santa.
La situazione di degrado etico
e morale a cui abbiamo fatto cenno all'inizio, al contrario, spinge ad una
equiparazione (un termine così oggi di moda, sic!) tra le due pratiche, finendo
per voler sostituire la Comunione spirituale con quella sacramentale per chi è
impossibilitato a riceverla, si veda il caso appunto dei
"divorziati-risposati", lasciando questi nel loro stato peccaminoso
e, peggio ancora, finendo per legittimare la loro situazione irregolare.
Del resto è Gesù stesso che
dice:
“Chi accoglie i miei
comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e
anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui (..) Se uno mi ama, osserverà la mia
parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso
di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole..." (Gv.14,21-26)
Il Santo Curato d'Ars racconta
due episodi significativi:
Il primo relativo ad una
moglie disperata per la morte del marito, ma ancor più angosciata perchè l'uomo
non aveva mai voluto pregare con lei, nè andare in Chiesa, non frequentava i
Sacramenti da quando fece la Prima Comunione. Il Santo ebbe un sogno che gli
rivelò che mentre la moglie diceva il rosario, spesse volte, il burbero marito,
ripeteva mentalmente le Ave Maria, specialmente in quel "prega per noi
peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte, come esprimendo un desiderio
inconscio, fino a farlo in modo abituale, ma senza mai dare a vederlo
alla moglie. E per questo si era salvato l'anima!
Il secondo relativo ad un altro
uomo che, lontano dalla vita sacramentale, aveva però un amore fanciullesco
verso la Madre di Dio per la quale curava e portava i fiori all'edicola lungo
la strada. Questo gli bastò per salvarsi l'anima.
E diceva allora il Curato:
vedete quanto ci è utile coltivare i buoni pensieri e almeno desiderare di
essere in qualche modo salvati?
La
condizione è l'amore gratuito ed incondizionato!
Scrive sant'Alfonso Maria de'
Liguori nel suo "Visite al Santissimo Sacramento e a Maria
santissima" a proposito della Comunione spirituale:
"La Comunione spirituale
consiste, secondo san Tommaso d'Aquino, in un desiderio ardente di ricevere
Gesù sacramentato ed in un abbraccio amoroso come già fosse ricevuto.
Quanto poi siano gradite a Dio
queste comunioni spirituali e quante grazie egli per mezzo loro dispensi, il
Signore lo diede ad intendere a quella sua serva suor Paola Maresca fondatrice
del monastero di Santa Caterina da Siena in Napoli, quando le fece vedere, come
si narra nella sua vita, due vasi preziosi, uno d'oro e l'altro d'argento; e le
disse che in quello d'oro Egli conservava le sue Comunioni sacramentali, e in
quello d'argento le sue Comunioni spirituali.
Sopra tutto basta sapere che il
santo Concilio di Trento molto loda la Comunione spirituale ed anima i fedeli a
praticarla. Perciò tutte le anime divote sogliono spesso praticare questo santo
esercizio della Comunione spirituale.
Si esorta dunque chi desidera
avanzarsi nell'amore di Gesù Cristo fare la Comunione spirituale almeno una
volta in ogni visita al Santissimo Sacramento ed in ogni Messa che si sente..."
La Comunione spirituale è un
esercizio dell'Anima che vuole tendere al perfezionamento, che ama Gesù sopra
ogni cosa "e lo desidera" molto più dei suoi affetti umani e terreni.
La Comunione sacramentale è e
rimane aspirazione e desiderio di ogni uomo che vuole concretizzare questo
desiderio. Scrive infatti san Tommaso d'Aquino:
"Tuttavia non è inutile la
Comunione sacramentale; perché questa produce l'effetto del Sacramento più
perfettamente del solo desiderio" (6)
E' per questo che la grandezza di questa pia pratica si è
così diffusa nel popolo di Dio!
Essa può essere fatta in
qualsiasi luogo e in qualsiasi momento, e tutte le volte che si vuole, anzi, i
Santi la consigliano e la raccomandano almeno dieci volte al giorno.
Efficace perchè può essere
fatta persino nella condizione di peccato mortale a patto che, con il desiderio
di voler ricevere Gesù, si desideri anche la conversione, il "piacere a
Dio" e non agli uomini.
Sarebbe del resto incoerente
"pretendere" che Gesù venga ad abitare in un cuore che non ha alcuna
intenzione di progredire nella salvezza, e la via della salvezza è la
conversione!
Il n° 1650 del CCC dice:
“1650. Oggi, in molti paesi,
sono numerosi i cattolici che ricorrono al divorzio secondo le leggi civili e
che contraggono civilmente una nuova unione. La Chiesa sostiene, per fedeltà
alla parola di Gesù Cristo (« Chi ripudia la propria moglie e ne sposa
un'altra, commette adulterio contro di lei; se la donna ripudia il marito e ne
sposa un altro, commette adulterio »: Mc 10,11-12), che non può riconoscere
come valida una nuova unione, se era valido il primo matrimonio. Se i
divorziati si sono risposati civilmente, essi si trovano in una situazione che
oggettivamente contrasta con la Legge di Dio. Perciò essi non possono accedere
alla Comunione eucaristica, per tutto il tempo che perdura tale situazione. Per
lo stesso motivo non possono esercitare certe responsabilità ecclesiali. La
riconciliazione mediante il sacramento della Penitenza non può essere accordata
se non a coloro che si sono pentiti di aver violato il segno dell'Alleanza e
della fedeltà a Cristo, e si sono impegnati a vivere in una completa
continenza”.
Il n° successivo completa il
testo:
“1651. Nei confronti dei
cristiani che vivono in questa situazione e che spesso conservano la fede e
desiderano educare cristianamente i loro figli, i sacerdoti e tutta la comunità
devono dare prova di una attenta sollecitudine affinché essi non si considerino
come separati dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare
in quanto battezzati:
«Siano esortati ad ascoltare la
Parola di Dio, a frequentare il Sacrificio della Messa, a perseverare nella
preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della
comunità in favore della giustizia, a educare i figli nella fede cristiana, a
coltivare lo spirito e le opere di penitenza, per implorare così, di giorno in
giorno, la grazia di Dio”.
Il Catechismo riassume la
dottrina della Chiesa di lunga data, e tiene anche conto dei vari dibattiti
avviati nel corso degli ultimi decenni.
A questo pensiero ci conduce
l'altro prezioso Documento di Giovanni Paolo II, laddove spiega:
"La Chiesa, tuttavia,
ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura, di non ammettere alla
comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi a non poter esservi
ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita
contraddicono oggettivamente a quell'unione di amore tra Cristo e la Chiesa,
significata e attuata dall'Eucaristia. C'è inoltre un altro peculiare motivo
pastorale: se si ammettessero queste persone all'Eucaristia, i fedeli
rimarrebbero indotti in errore e confusione circa la dottrina della Chiesa
sull'indissolubilità del matrimonio.
La riconciliazione nel
sacramento della penitenza - che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico
- può essere accordata solo a quelli che, pentiti di aver violato il segno
dell'Alleanza e della fedeltà a Cristo, sono sinceramente disposti ad una forma
di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio. Ciò
comporta, in concreto, che quando l'uomo e la donna, per seri motivi - quali,
ad esempio, l'educazione dei figli - non possono soddisfare l'obbligo della
separazione, assumono l'impegno di vivere in piena continenza, cioè di
astenersi dagli atti propri dei coniugi..." (7)
Facciamo notare una frase
imponente di Giovanni Paolo per giustificare quanto dice:
"La
Chiesa, tuttavia, ribadisce la sua prassi, fondata sulla Sacra Scrittura..."
Questa affermazione chiude ogni
dibattito sulla validità della Dottrina, ma senza dubbio tiene le porte aperte
per come comprenderla sempre meglio, per come metterla in pratica, come
affrontare i tanti drammi di oggi.
Ecco come la Comunione
spirituale può essere utile e può aiutare tutti noi a compiere passi in avanti
verso Gesù, verso l'autentica conversione, ma non certo per sostituire la
Comunione sacramentale, o per equipararla.
Sia lodato Gesù Cristo.
Sempre sia lodato.
Note
1)
si legga qui: DIVORZIATI
RISPOSATI E I SACRAMENTI cardinale De Paolis
2) si legga la
discussione, qui, approfondita
da Sandro Magister
3)
si veda la saggia risposta di Amici
Domenicani, qui.
4)
Giovanni Paolo II Enciclica
Ecclesia de Eucharistia cap.4
5)
ibidem sopra
6)
San Tommaso d'Aquino Summa Theologiae, III, q. 80, art. 1, ad 3.
7)
Giovanni Paolo II - Familiaris
Consortio
http://www.cooperatoresveritatis.it/it/la-comunione-spirituale-uso-e-abuso#.U4SNK_JU_bs.facebook
Nessun commento:
Posta un commento