sabato 27 dicembre 2014

un corpo per l' offerta sacrificale

"Il Verbo stesso si prese un corpo come offerta sacrificale". 





"Per questo viene sulla terra il Verbo". Una meditazione di Sant'Atanasio sull'Incarnazione - Prima parte



“Per questo dunque viene sulla nostra terra il Verbo di Dio incorporeo, incorruttibile e immateriale, sebbene prima non ne fosse in alcun modo lontano”. Il Verbo eternamente generato dal Padre è uscito per una prima volta per creare e governare il mondo, poi, inviato dal Padre, parlò ad Abramo e all’Antico Israele, finalmente è condisceso e ha preso la natura umana, incarnandosi, per abolire la legge della corruzione nel suo estremo compimento e per trionfare su di essa. Nel tempo di Natale proponiamo, in tre parti successive, una meditazione del grande Sant’Atanasio di Alessandria sull’Incarnazione e sui suoi frutti.

Per questo dunque viene sulla nostra terra il Verbo di Dio incorporeo, incorruttibile e immateriale, sebbene prima non ne fosse in alcun modo lontano. Infatti, nessuna parte del creato è rimasta priva di lui, perché egli, stando con il Padre suo, riempie tutti gli esseri (operando) in tutti; ma si rende presente abbassandosi fino a noi per soccorrerci con la sua benignità e la sua manifestazione!
Vedendo che la stirpe razionale andava in rovina e la morte regnava su di loro grazie alla corruzione; vedendo che la minaccia connessa con la trasgressione faceva dominare la corruzione contro di noi e che era assurdo che quella legge fosse abrogata prima di essere soddisfatta; vedendo che era assurdo, in quanto era accaduto, che scomparissero gli esseri di cui egli stesso era creatore; vedendo che la perversità degli uomini superava ogni limite e che a poco a poco l’avevano fatta crescere a loro danno fino a renderla insopportabile; vedendo che tutti gli uomini erano soggetti alla morte, ebbe pietà della nostra stirpe compatendo la nostra debolezza, si abbassò fino alla nostra corruzione e non permise che dominasse la morte; ma affinché non perisse ciò che era stato creato e non riuscisse inutile l’opera del Padre suo nei confronti degli uomini, si prese un corpo non diverso dal nostro. Non volle semplicemente essere in un corpo né volle soltanto apparire. Infatti, se avesse voluto semplicemente apparire, avrebbe potuto manifestare la sua divinità per mezzo di un essere più potente. Egli prese un corpo come il nostro; e non si limitò a prenderlo, ma lo prese da una vergine pura e senza macchia, che non conosceva uomo: un corpo puro e veramente non contaminato dal contatto con gli uomini. Egli che è potente e creatore dell’universo, si preparò il corpo della Vergine come un tempio e se lo appropriò come uno strumento per farsi conoscere ed abitare in esso. Così, preso da noi un corpo simile al nostro, poiché tutti siamo soggetti alla corruzione della morte, lo consegnò alla morte per tutti e lo consegnò al Padre compiendo un gesto di benignità affinché, come se tutti fossero morti in lui [Rom 6, 8], fosse abolita la legge della corruzione che colpiva gli uomini (il suo potere, infatti era stato applicato pienamente nel corpo del Signore, per cui non le rimaneva più alcuna possibilità contro gli uomini suoi simili) e riconducesse alla incorruttibilità gli uomini che si erano volti alla corruzione vivificandoli con la sua morte: per far scomparire la morte come paglia nel fuoco con l’appropriazione del loro corpo e la grazia della resurrezione.

(fonte: Sant’Atanasio, L’Incarnazione del Verbo, Roma 1987, pp. 51-53)

“Come quando un grande re è entrato in una grande città”. Una meditazione di Sant'Atanasio sull'Incarnazione - Seconda parte



“Come quando un grande re è entrato in una grande città”. Il Verbo, che è condisceso e ha preso la natura umana, è entrato nell’umanità come un grande re in una grande città, un re che fa cessare e rende definitivamente inefficace ogni assalto del nemico. È già l’immagine del Nuovo Israele. Qui la seconda parte (vedi la prima qui) della meditazione sull’Incarnazione di Sant’Atanasio d’Alessandria. Augurando a tutti una buona vigilia di Natale.

Il Verbo vedendo che la corruzione degli uomini non poteva essere eliminata se non con una morte generale e che d’altra parte non poteva morire il Verbo, che è immortale e Figlio del Padre, si prese un corpo che può morire affinché questo corpo, partecipando del Verbo che è al di sopra di tutti, fosse sufficiente a morire per tutti, pur rimanendo incorruttibile in virtù del Verbo che abita in lui, e si allontanasse così da tutti la corruzione per la grazia della resurrezione. Perciò, offrendo alla morte come vittima e sacrificio esente da ogni macchia il corpo che si era preso, subito allontanò la morte da tutti i suoi simili con l’offerta di un corpo come il loro. Infatti il Verbo di Dio, che è al di sopra di tutti, offrendo il suo tempio e lo strumento del suo corpo come riscatto per tutti, pagava adeguatamente il debito nella sua morte. Inoltre l’incorruttibile Figlio di Dio, essendo in tutti tramite il suo corpo simile a quello di tutti, rivestì adeguatamente tutti dell’incorruttibilità nella promessa della resurrezione. Questa corruzione che si esprime nella morte non ha più alcuna possibilità di colpire gli uomini a causa del Verbo che abita in loro per mezzo di un corpo. Come quando un grande re è entrato in una grande città ed ha preso dimora in una delle tante abitazioni che sono in essa, senza dubbio una tale città è ritenuta degna di grande onore e nessun nemico o pirata l’assalta per saccheggiarla, ma la si considera piuttosto degna di ogni riguardo a causa del re che è andato ad abitare in una sua casa, così è accaduto per il Re di tutti. Da quando è venuto nel nostro mondo ed ha preso dimora in un corpo simile al nostro, ogni insidia dei nemici contro gli uomini è cessata ed è scomparsa la corruzione della morte, che prima esercitava il suo potere su di loro. Infatti il genere umano sarebbe perito, se il Figlio di Dio Signore e Salvatore di tutti non fosse venuto a soccorrerci per mettere fine alla morte. 


(fonte: Sant’Atanasio, L’Incarnazione del Verbo, Roma 1987, pp. 53-54)

"Il Verbo stesso si prese un corpo come offerta sacrificale". Una meditazione di Sant'Atanasio sull'Incarnazione - Terza parte




“Il Verbo stesso si prese un corpo come offerta sacrificale”. Il pensiero dell’Incarnazione, la visione del Verbo incarnato nella culla di Betlemme, rimanda già al sacrificio della Croce che è lo scopo stesso dell’Incarnazione del Verbo. Anche per questo veneriamo il Bambino Dio durante la Santa Messa di Natale e il nostro amore è più grande nel presentimento dei dolori del Crocifisso. Così cantano i monaci benedettini ai Vesperi di Natale: “Nos quoque qui sancto tuo / Redemti sanguine sumus, / Ob diem natalis tui / Hymnum novum concinimus” (vedi The Monastic Diurnal, Saint Michael’s Abbey Press, Farnborough 2011). Qui la terza parte (vedi la prima e la seconda qui e qui) della meditazione sull’Incarnazione di Sant’Atanasio d’Alessandria.

Questa grande opera conveniva davvero moltissimo alla bontà di Dio. Infatti, se un re ha costruito una casa o una città e questa viene attaccata dai briganti per la negligenza degli abitanti, il re non l’abbandona affatto, ma la difende come opera sua e la salva non badando alla trascuratezza degli uomini ma al proprio onore. Tanto più il Dio Verbo del Padre perfettamente buono non permise che il genere umano da lui creato precipitasse nella corruzione, ma con l’offerta del proprio corpo cancellò la morte che era caduta su di loro, corresse con il suo insegnamento la loro negligenza restaurando con la sua potenza tutta la condizione umana. Ce lo possono garantire i teologi del Salvatore stesso, se si leggono i loro scritti, là dove dicono: “L’amore di Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti. Ed egli è morto per tutti affinché noi non viviamo più per noi stessi, ma per colui che per noi è morto e risuscitato” [2 Cor. 5, 14-15] dai morti, il Signore Nostro Gesù Cristo. E ancora: “Quel Gesù che fu fatto di poco inferiore agli angeli lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli provasse la morte per ciascuno” [Ebr. 2, 9]. Poi indica il motivo per cui nessun altro doveva incarnarsi all’infuori del Dio Verbo, dicendo: “Ed era ben giusto che colui per il quale e dal quale sono tutte le cose, volendo portare molti figli alla gloria, rendesse perfetto mediante la sofferenza colui che li doveva portare alla salvezza” [Ebr. 2, 10]. Con queste parole intende dire che nessuno all’infuori del Verbo, che li aveva creati all’inizio, poteva risollevare gli uomini dalla corruzione che era sopraggiunta. Che il Verbo stesso si prese un corpo come offerta sacrificale per i corpi simili al suo lo spiegano dicendo: “Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anch’egli ne è divenuto partecipe similmente per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che per timore della morte erano soggetti a schiavitù per tutta la vita” [Ebr. 2, 14-15]. Infatti il sacrificio del suo corpo pose fine alla legge, che gravava su di noi, e ci ha portato l’inizio di una nuova vita dandoci la speranza della resurrezione. Poiché la morte è venuta a dominare sugli uomini per colpa degli uomini, la distruzione della morte e la risurrezione della vita sono avvenute mediante il Dio Verbo fatto uomo, come dice il portatore di Cristo: “Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti morirono in Adamo, così tutti saranno vivificati in Cristo” [1 Cor 15, 21-22], e quel che segue. Adesso infatti non moriamo più, come condannati, ma come quelli che sono destinati a risvegliarsi attendiamo la risurrezione universale di tutti, che “ci mostrerà a suo tempo” Dio che l’ha operata e donata.


(fonte: Sant’Atanasio, L’Incarnazione del Verbo, Roma 1987, pp. 53-54)

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