martedì 7 ottobre 2014

demolire Ratzinger e Wojtyla

Cosa pensa il Catholic Herald dell'opera di "de-ratzingerizzazione"della Curia



 Papa Francesco sta purgando la Curia dai conservatori? 
di don
 Mark Drew(*) da Catholic Herald, del 03.10.2014


Si narra che quando Giacomo della Chiesa fu eletto papa nel settembre del 1914, il Cardinale Raffaele Merry del Val rivolse al suo vicino nella Cappella Sistina ed esclamò: "Questo è un disastro!" Il suo interlocutore rispose ironicamente: "Per Vostra Eminenza, sì lo è". Merry del Val aveva goduto grande  autorità senza alcun ostacolo in veste di di Segretario Stato di Pio X, e Giacomo della Chiesa, che prese nome di Benedetto XV, era il candidato di una fazione rivale. Merry del Val si era energicamente opposto alla sua elezione e aveva temuto la fine della sua carriera. Alla fine, i suoi timori furono fondati solo in parte. Benedetto XV era noto per non amare il cardinale anglo-spagnolo, ma non si sentiva in grado di bandire completamente la sua influenza. Sebbene Mary del Val fosse stato effettivamente rimosso dalla Segreteria di Stato, continuò a vivere il resto della sua vita come Segretario del Sant'Uffizio, un posto solo marginalmente meno potente. 

Quasi esattamente un secolo dopo, molti stanno percependo un "regolamento di conti" di natura analoga, ma più radicale, a causa del lavoro di nomine curiali compiuti da papa Francesco. Tante teste sono rotolato, o sono in procinto di rotolare. Tant'è che un vaticanista di spicco scrisse di un processo di "de-Ratzingerizzazione" in corso in Curia. 

Sembra a prima vista, come se molti di quelli più vicini a Benedetto XVI siano caduti vittima del cambiamento di clima a Roma. Il primo - almeno pubblicamente - è stato il geniale italiano Cardinale Mauro Piacenza, il cui spostamento di un anno fa, dalla carica di Prefetto della Congregazione per il Clero a quella di Prefetto della Penitenzieria Apostolica è difficile non interpretare come una retrocessione. Un altro cambiamento di alto profilo è stata la rimozione del cardinale spagnolo Antonio Cañizares Llovera dalla Prefettura della Congregazione per il Culto Divino - una congregazione la cui competenza è stata al centro del progetto ratzingeriana - e nominato Arcivescovo della sua nativa Valencia. La partenza di Cañizares, conosciuto come il "piccolo Ratzinger" - tanto per il suo aspetto quanto per la sua teologia - è stata vista da molti come la prova provata di una purga. 

Di gran lunga l'onda d'urto più grande, però, è rappresentata dalla perdita apparentemente incredibile del cardinale Raymond Burke, forse il sostenitore più schietto e forte del ritorno alla applicazione della disciplina della Chiesa di Roma. Egli sta per essere rimosso senza tanti complimenti dalla carica di Prefetto della Segnatura Apostolica, che gli dà una forte influenza sull'interpretazione e l'applicazione del diritto canonico, e alla quale era stato chiamato da Benedetto XVI nel 2008. La parte più sorprendente della notizia, è che invece di essere spostato a dirigere un altro dicastero minore, (che sarebbe comunque interpretato come una retrocessione al pari di quella inflitta al cardinale Piacenza) la rimozione di Burke sembra una vera ed inequivocabile umiliazione. Sembrerebbe che il cardinale americano, riconosciuto come una mente giuridica formidabile e con 66 anni uno dei più giovani membri del Sacro Collegio, riceverà l'incarico cerimoniale del patrono dei Cavalieri di Malta. [n.d.r.: ormai la notizia è certa ed è stata confermata alla Redazione di MiL; n.d.r.]. 

Questo incarico è storicamente visto come una sinecura affidata o da cardinali di età al termine della loro carriera o da più giovani cumulativamente con responsabilità più sostanziali. La domanda che molti si fecero dopo l'elezione di Francesco era inevitabile: l'attuale Papa si impegnerà nello smantellamento dell'eredità del suo predecessore? Tale processo, sospettato con un crescente senso di presagio da alcuni e con gioia sempre più sfrenata da parte di altri, sembrerebbe essere una spiegazione logica per la rimozione frammentaria degli uomini accuratamente selezionati da Benedetto e da san Giovanni Paolo II prima di lui. 

Prima di fare giudizi, guardiamo ai fatti. Troppo è stato fatto nel caso del cardinale Cañizares. Si sapeva ben prima abdicazione di Benedetto XVI che lo spagnolo struggeva per  ritornare in patria e guardava alla sede presto vacante di Madrid. Così il suo ritorno in Spagna non avrebbe  nulla, se non fosse che egli sia stato inviato ad una sede di rango minore rispetto a quella pensata. Questo è un elemento molto significativo e porterebbe ad una conclusione scontata. 

La rimozione del cardinale Piacenza solleva più interrogativi, dal momento che sembra essere parte di una revisione radicale del dicastero. Il suo segretario, Celso Morga Iruzubieta, legato all'Opus Dei e vicino a Piacenza, sembra essere destinato molto presto ad una diocesi spagnola non di primaria importanza. Ci sono voci di gravi turbolenze all'interno di questo dicastero della Curia. Non ho idea di quale sia l'origine di questo stato di cose ma potrebbe essere collegato con la debacle che si svolse all'interno della sua area di competenza nel 2010, quando la proclamazione attesa di san Giovanni Maria Vianney come patrono di tutti i sacerdoti del mondo fu improvvisamente e inspiegabilmente cancellata. Forse più informazioni emergeranno in futuro. 

Per quanto riguarda il cardinale Burke, penso che ci siano pochi dubbi che la sua venuta defenestrazione, se confermata 
[come detto, MiL sa per certo che sarà confermata, salvo cambiamenti dell'ultima ora; n.d.r.], non dimostrino un desiderio di Francesco di  percorrere un percorso distinto da quello di Benedetto XVI. E 'vero che può essere dovuto in parte a un progetto di ridimensionamento curiale che prevede la fusione di vari dicasteri e una conseguente soppressione dei posti nei reparti destinati a scomparire. Ma lo status di Burke venne già degradato da quando il nuovo Papa lo rimosse dalla Congregazione per i Vescovi nel dicembre 2013. Questo non è stato solo un'umiliazione per il cardinale, ma anche una grave battuta d'arresto per il progetto "ratzingeriano" che egli e altri avevano perseguito in quel dicastero con energia e successo. In realtà, ho sospettato fin dal primo giorno che Francesco fosse stato eletto al fine di perseguire un programma diverso da quello di Benedetto e che egli stesso desideri ora  un consapevole cambiamento di rotta. 

Io non sono ancora sicuro di quanto radicale potrà essere il cambiamento desiderato dal Papa, ma voglio azzardare un'ipotesi. Uno sguardo indietro potrebbe aiutarci a capire la scena contemporanea. 

Al conclave del 1914, ci fu una fazione curiale che intendeva perseguire con determinazione la politica anti-modernista perseguito sotto Pio X, guidata da Merry del Vel. Poi ci fu una fazione di "liberali" (uso le virgolette perché per gli standard odierni loro "liberalismo" è stata moderata al punto di invisibilità), che si opponeva a questa compagine e che volle  perseguire una politica di apertura alla modernità. C'era, però, anche un terzo gruppo, non meno ortodosso, in realtà, di quello di Merry del Val, ma che era preoccupato che quest'ultimo avesse condotto un eccesso di zelo nella caccia alle streghe, contro teologi fedeli e vescovi che furono presi di mira ingiustamente (qualcuno ricorderà che san Giovanni XXIII scoprì che nella sua elezione egli era stato tra i sospettati). Alla fine, i primi due gruppi non poterono ottenere l'elezione dei propri  uomini e della Chiesa, il candidato della terza fazione, venne eletto come candidato di compromesso quando i "liberali" e i moderati si unirono contro gli ultras irriducibili. Sono sempre più convinto che il 2013 è stato giocato conclave molto simile. Una nomina tanto attesa fatta il mese scorso può aiutare a illustrare il mio discorso. Il nuovo Arcivescovo di Chicago, Blase Cupich, è una delusione per i guerrieri della  componente culturale cattolica della destra religiosa americana. Egli rifugge l'approccio conflittuale in cui prelati come il cardinale Burke sembrava piacere, ma ha difeso la dottrina cattolica su tutti i punti controversi in modo chiaro, ma senza ira. Papa Francesco si dice che abbia assunto un ruolo particolarmente attivo nel garantire la promozione del Vescovo Cupich.
 
A tal proposito si consideri che il Papa  ha recentemente osservato che "non vuole guerrieri culturali, non vuole ideologi". Visto in questo contesto, la nazionalità del cardinale Burke non è priva di valenza nella sua presunta degradazione. Il punto di vista di molti cattolici americani che hanno abbracciato la politica neo-conservatorista sembra pericolosamente ideologica per molti europei, anche quelli che non hanno simpatia per lassismo dottrinale. Per sostenere il Magistero quando esso difende la morale sessuale tradizionale e la santità della vita, pur relativizzando quando condanna gli eccessi del capitalismo e sostiene il ruolo dello Stato nella  redistribuzione della ricchezza e fornendo assistenza sanitaria, per esempio, spesso si rischia di essere moralisti selettivi. Il cardinale Burke non è mai caduto negli eccessi di qualche  commentatore americano che persino  rifiuta gli insegnamenti di papi successivi sulla giustizia sociale.  Ma egli ha pubblicamente relativizzato l'autorità magisteriale della Evangelii Gaudium, adottando posizioni senza compromessi su questioni come la comunione per i politici che dissentono da altri insegnamenti morali. Ho il sospetto che questo ha causato preoccupazione a persone influenti a Roma, compresi quelli che sono tutt'altro che liberali sulle questioni dottrinali. Forse ha irritato il Papa stesso. Così forse Francesco, se  toglie il cardinale Burke, intende inviare un messaggio alla Chiesa degli Stati Uniti sul fatto che le ideologie neo-conservatrici non devono essere usate come arma. Naturalmente, questo deve valere anche per coloro che vorrebbero usarlo al servizio di una ideologia liberale. Ci sono certamente in Curia quelli che vogliono smantellare l'eredità di Benedetto e di san Giovanni Paolo II. Ci sono anche quelli che vogliono vedere una lieve rettifica della linea di fuoco e, a torto o a ragione, ritengono che questa eredità debba essere perseguita con più cautela. L'attuale Papa potrebbe essere più vicino al secondo gruppo rispetto al primo. L'esito del prossimo sinodo sulla famiglia ci dirà di più. Naturalmente, i papi possono commettere errori, e l'attuale papa ha ammesso candidamente che lui può commettere. Se il cardinale Burke è stato fatto capro espiatorio, potrebbe anche essere un errore papale. Se Francesco mina seriamente l'eredità di Benedetto - intenzionalmente o come strumento inconsapevole di una fazione nella Curia -  sarà sicuramente un errore,  Ma la storia, sotto la Provvidenza, ha il suo modo di essere, e sarà considerata con il senno di poi. Aspetti della carriera di Merry del Val rimangono controversi. Ma pochi negherebbero che l'eredità di san Pio X per la Chiesa è più significativo di quello del suo successore.

(*) Mark Drew è un sacerdote attualmente lavorando nell'Arcidiocesi di Liverpool. Ha conseguito un dottorato in teologia ecumenica presso l'Institut Catholique di Parigi, e ha anche studiato in Germania e Roma

http://blog.messainlatino.it/2014/10/cosa-pensa-il-catholic-herald-dellopera.html



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