giovedì 9 febbraio 2012

PRAEPARATIO ad Missam

PRAEPARATIO ad Missam, 2




Secondo un codice manoscritto del XIII sec., conservato a Patmos, il sacerdote "prende tempo'' recitando, dopo aver baciato le sante icone, la seguente preghiera:

«O Dio, o Dio nostro, tu che sei invisibile ai Cherubini, inconoscibile per i Serafini e inaccessibile a tutte le Potenze celesti, tu che nel tuo ineffabile amore per l'uomo e nella tua bontà imperscrutabile hai unito te stesso alla nostra po­vertà e umiltà e hai dato la norma del sacerdozio a noi, tuoi servi peccatori ed indegni: tu stesso, buono e misericordioso qual sei, sostienimi, o mio salvatore filantropo, mentre mi accingo al mini­stero della grazia divina che mi è stato affidato. Mi accosto, infatti, al tremendo e terribile servizio del santo tuo altare non confidando nella mia forza o nella mia purezza, ma nel mare infinito della tua misericordia. I miei peccati, infatti, non riusciranno a superare la moltitudine delle tue compassioni.
Perciò ti prego, Sovrano filan­tropo, rivesti il tuo servo indegno della veste e grazia sacerdotale del tuo divino e santissimo Spirito. Illumina gli occhi della mia mente perché io contempli lo splendore della tua grazia, rendi chia­ra la mia lingua perché irreprensibilmente ti esalti, mantieni concen­trato il mio intelletto, fà che la mia mente non si distragga e custo­discimi interamente nella tua santità, esaudisci le richieste che ele­vo a te, santo Signore, accogli il mio sacrificio come incenso im­macolato e olocausto divino, e concedimi la dolcezza della tua bontà.
Invia dall'alto un angelo di luce che concelebri con me e mi sostenga, affinché, dopo aver insegnato rettamente la parola della tua vera sapienza, diventi anche degno della comunione ai tuoi ce­lesti e immortali misteri, e illuminato grazie ad essi nell'anima e nel corpo, meriti altresì il godimento dei tuoi beni eterni assieme a co­loro che davvero hanno amato e seguito i tuoi precetti.
Tu infatti hai detto, o Sovrano, che quanto è chiesto nel tuo nome viene imman­cabilmente ottenuto dal tuo coeterno Padre e Dio. Perciò anch'io, peccatore, nel rivestirmi degli abiti sacerdotali supplico la tua divi­nità: concedimi, Signore, per la mia salvezza, ciò che nella preghie­ra ti ho domandato».

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