mercoledì 25 gennaio 2012

Naufragio al Giglio, il cappellano d. Raffaele Malena: "L'equipaggio si è prodigato"

Il sacerdote a bordo: in meno di 20 minuti la sala macchina era invasa dall'acqua, non c'è stato niente da fare

 

TMNews CNN


Roma, 15 gen. (TMNews) - "La nave ha preso lo scoglio e uno squarcio di 70 metri non ti perdona. Ti manda subito a fondo", è questo il racconto di don Raffaele Malena, cappellano di bordo della Costa Concordia, ai microfoni di Radio Vaticana. "Quei momenti sono di panico - racconta il sacerdote - forse non hanno dato subito l'allarme, l'abbandono nave. Cercavano un'altra cosa, quando si è verificato il fatto, lo squarcio alla nave: erano, infatti, andati a vedere in sala macchina se potevano risolvere il black out. Ma è stato troppo tardi, perché in meno di 20 minuti la sala macchina era invasa dall'acqua: non c'è stato niente da fare. Il comandante ha cercato di arrivare con la nave sottoriva, vicino al porto: ma la nave ha incominciato ad inclinarsi a 150-200 metri dal porto, non più lontano".

Il religioso difende poi l'equipaggio. "E' troppo facile dire 'impreparazione'. Il disordine non è stato creato dall'equipaggio - afferma don Malena - l'ha creato il panico, l'ha creata la paura tra i passeggeri. Il panico fa quello che fa. Per carità di Dio, lì, in quei momenti, si vede la propria vita in pericolo. L'equipaggio si è prodigato, non è vero che era passivo. Ma io, quando ho capito che c'era stato uno squarcio di 60-70 metri, ho detto a Gesù: pensaci tu".

Don Malena racconta poi i primi soccorsi prestati. "Il cappellano dove è chiamato deve correre. Ho incoraggiato i passeggeri. C'erano tanti bambini, una bambina me la sono presa in braccio, ho chiamato la mamma e ho detto di mandarla subito nella scialuppa e la mamma l'hanno fatta evacuare per prima. Sono momenti di panico e di paura per i passeggeri. Poi, devo ringraziare molto il parroco del Giglio, che ha aperto subito la chiesa. Questa è un'isola di mille e 200 persone in estate e 700 in inverno. Tutti volevano dare un mano: hanno aperto gli alberghi, ci hanno dato da mangiare, ci hanno dato coperte e tutto quello che avevano ce lo davano. Agli abitanti dell'Isola del Giglio dovremmo fare un monumento. Non ci hanno abbandonati".

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