giovedì 20 aprile 2017

l' ostilità dei preti ....

Ratzinger: "È ancora troppo grande l’avversione di molti cattolici, insinuata in essi per molti anni, contro la liturgia tradizionale che con sdegno chiamano «preconciliare»"

 
 

Il Corriere della Sera ha pubblicato sabato santo scorso un testo inedito di Joseph Ratzinger: "la prefazione all'edizione russa delle opere di Benedetto XVI".  
L'articolo si è rapidamente diffuso anche su alcuni siti italiani e stranieri legati alla Liturgia antica.
 
Su Messainlatino - MiL - ( QUI ) ad esempio nonostante giorno festivo e vacanziero di "Pasquetta" l'articolo del Corriere  ha avuto un record di visite dei Lettori italiani e stranieri.
 

L'  interesse prioritario ed urgente che i Fedeli riservano alla Sacra Liturgia spazza via ogni bla,bla,bla di una parte della Gerarchia post-sessantottina parolaia e ideologica.


Il testo ratzingeriano è chiarissimo nella sua santa ispirazione :"Negli anni successivi al Concilio Vaticano II sono nuovamente divenuto consapevole della priorità di Dio e della liturgia divina. 
 
Il malinteso della riforma liturgica che si è ampiamente diffuso nella Chiesa cattolica portò al mettere sempre più in primo piano l’aspetto dell’istruzione e della propria attività e creatività. 
 
Il fare degli uomini fece quasi dimenticare la presenza di Dio.  In una tale situazione divenne sempre più chiaro che l’esistenza della Chiesa vive della giusta celebrazione della liturgia e che la Chiesa è in pericolo quando il primato di Dio non appare più nella liturgia e così nella vita. 
 
La causa più profonda della crisi che ha sconvolto la Chiesa risiede nell’oscuramento della priorità di Dio nella liturgia. 
 
Tutto questo mi portò a dedicarmi al tema della liturgia più ampiamente che in passato perché sapevo che il vero rinnovamento della liturgia è una condizione fondamentale per il rinnovamento della Chiesa. "
 


Il Pastore/Teologo aveva più volte espresso il suo pensiero sulla Liturgia prioritario per la buona salute della Chiesa e del popolo santo di Dio! Lex orandi, lex credendi.

Ricordo, ad esempio, la  "Lettera del 2003, dell'allora Card. Joseph Ratzinger, (nella quale) sostiene, come teologo privato, che in futuro
preferirebbe un solo Rito romano, più o meno come l'attuale Rito Extraordinario. ( un forte e romantico sogno interpretativo del commentatore dell'articolo N.d.R.)
 
Le decisioni del recente Motu proprio, intese a liberalizzare l'uso del Messale antico, potrebbero pertanto implicare che tale rito non deve essere solo eccezione."



Al dott. Heinz-Lothar Barth, 23 giugno 2003

Caro dottor Barth,
la ringrazio cordialmente per la sua lettera del 6 aprile cui trovo il tempo di rispondere solo ora. 

Lei mi chiede di attivarmi per una più ampia disponibilità del rito romano antico. 
In effetti, lei sa da sé che non sono sordo a tale richiesta. Nel contempo, il mio lavoro a favore di questa causa è ben noto.

Al quesito se la Santa Sede «riammetterà l’antico rito ovunque e senza restrizioni», come lei desidera e ha udito mormorare, non si può rispondere semplicemente o fornire conferma senza qualche fatica. 

È ancora troppo grande l’avversione di molti cattolici, insinuata in essi per molti anni, contro la liturgia tradizionale che con sdegno chiamano «preconciliare». 

E si dovrebbe fare i conti con la considerevole resistenza da parte di molti vescovi contro una riammissione generale.

Diverso è tuttavia pensare a una riammissione limitata. 

La stessa domanda verso l’antica liturgia è limitata.

So che il suo valore, naturalmente, non dipende dalla domanda nei suoi confronti, ma la questione del numero di sacerdoti e laici interessati, ciononostante, gioca un certo ruolo. 

Oltre a ciò, una tale misura, a soli 30 anni dalla riforma liturgica di Paolo VI, può essere attuata solo per gradi. Qualunque ulteriore fretta non sarebbe di sicuro buona cosa.
Credo tuttavia, che a lungo termine la Chiesa romana deve avere di nuovo un solo rito romano. 

L’esistenza di due riti ufficiali per I vescovi e per i preti è difficile da «gestire» in pratica. 

Il rito romano del futuro dovrebbe essere uno solo, celebrato in latino o in vernacolo, ma completamente nella tradizione del rito che è stato tramandato. 

Esso potrebbe assumere qualche elemento nuovo che si è sperimentato valido, come le nuove feste, alcuni nuovi prefazi della Messa, un lezionario esteso – più scelta di prima, ma non troppa –, una «oratio fidelium», cioè una litania fissa di intercessioni che segue gli Oremus prima dell’offertorio dove aveva prima la sua collocazione.

Caro dott. Barth, se lei si impegnerà a lavorare per la causa della liturgia in questa maniera, sicuramente non si troverà solo, e preparerà «l’opinione pubblica ecclesiale» a eventuali misure in favore di un uso esteso dei libri liturgici di prima. 

Tuttavia bisogna essere attenti a non risvegliare aspettative troppo alte o massimali tra i fedeli tradizionali.

Colgo l’occasione per ringraziarla del suo apprezzabile impegno per la liturgia della Chiesa romana nei suoi libri e nelle sue lezioni, anche se qua e là desidererei ancora più carità e comprensione verso il magistero del papa e dei vescovi. 

Possa il seme da lei seminato germinare e portare molto frutto per la rinnovata vita della Chiesa la cui «sorgente e culmine», davvero il suo vero cuore, è e deve rimanere la liturgia.

Con piacere le impartisco la benedizione che lei ha domandato. 

Saluti sinceri.

+ Joseph Cardinal Ratzinger
 
 
 
Testo originale in tedesco e fonte QUI

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