La teoria della «donna forno», che (quasi) non indigna

Quel che invece non credo sia accettabile – per amore
di logica, se non altro – è accettare una cultura secondo cui se le
nostre madri o le nostre nonne hanno passato la vita tra i fornelli per i
propri mariti erano delle povere sottomesse, mentre se delle giovani di
oggi si rendono forni viventi per ricchi committenti, beh, loro sono
donne libere. Eppure pochi notano la contraddizione, così mentre a Paola
Perego han chiuso una trasmissione perché offensivo per le donne
dell’Est, in altre si può inneggiare senza problemi all’utero in affitto
che, oltre ai neonati, rende merce proprio poverette dell’Est. Per
carità, è vero, vi sono donne anche celebri – penso, per stare
all’Italia, alla scrittrice Susanna Tamaro – che stanno condannando
l’utero in affitto senza mezzi termini, ma per la teoria della “donna
forno” mi sarei aspettato il finimondo. Invece diversi, tanti, troppi
zitti. Mi sono quindi convinto, anche se ignoro dove li vendano, che
debbano esserci anche altri nuovi forni in commercio, visti tutti questi
cervelli in fumo.
Nessun commento:
Posta un commento