lunedì 4 aprile 2011

NONA STAZIONE


GESÙ È SPOGLIATO
DELLE SUE VESTI


Mai l'Arca del Signore del vel si vide senza
e or nuda la Potenza si vede e senza vel?
Se nudità sì bella or ricoprir non sanno:
dite, mio Dio, che fanno i serafini in ciel?

Accadde in un attimo, in modo sbrigativo, faceva parte del compito dei soldati. Nessun rispetto per il Rabbi di Nazaret che ammaliava le folle. Gesù ormai è entrato in un ingranaggio che funziona sempre allo stesso modo in cui la dignità del condannato non conta, ha invece peso l'orario di lavoro, la fretta di tornare a casa, la burocrazia, i dispacci sindacali, le mance ricevute o mancate, e perfino come è andato il risveglio stamattina o ieri sera con l'amante. Il condannato è un oggetto e come ieri sera è stato schiaffeggiato, sputacchiato, deriso, così ora è privato delle sue vesti per essere violato da ogni sguardo, ferito nel suo più intimo pudore.

Fermati mano, a chiunque tu appartenga! Fermati mano che con tanta volgarità osi toccare il Santo dei Santi e compi con più delicatezza questo compito che il Centurione ti ha intimato. Avresti indugiato, ti saresti sottratta se avessi letto che due giovani generosi furono fulminati all'istante nell'atto di sorreggere una spranca dell'Arca Santa che rischiava di cadere. Fermati mano, senti che questa tunica è stata tessuta tutta d'un pezzo sul telaio delle lacrime di Maria Sua madre e non v'è ritorno di spola o nodo che ella non conosca a memoria e in cui non sia impigliato un miracolo, una primavera di Galilea, una parabola, una chiamata sulle rive del lago, una intera notte di preghiera. Fermati, mano sacrilega, che togli le vesti a Colui che è venuto a rivestirti di gloria e di onore e ti ha fatto poco meno degli angeli. Fermati mano che hai già calcolato quanto valga il mantello e quanto la tunica e sappi che il solo sfiorare d'un lembo guadagnò guarigione a una donna.

È bello che la Chiesa si sia fermata per secoli su un gesto che durò una frazione di secondo e il Metastasio, quasi scandalizzato abbia cantato "Se nudità sì bella or ricoprir non sanno / dite, mio Dio, che fanno / i serafini in ciel?". Gesù non si è risparmiato nessuna umiliazione per essere accanto a coloro che sarebbero stati privati di ogni dignità, spogliati di ogni diritto, violati di ogni elementare forma di rispetto, bistrattati, uccisi nell'onore prima di essere giustiziati. Avrà pensato a Gesù D. Bonhoeffer quella mattina, lunedì 9 aprile 1945 a Flossenburg mentre inginocchiato pregava prima di essere spogliato e salire i gradini del patibolo? E a chi avrà rivolto il pensiero Mons. Michele Natale, quarantotto anni, vescovo di Vico Equense, mentre saliva al patibolo in piazza Mercato a Napoli il 20 agosto 1799? A lui furono non solo tolte le vesti sacre, ma, con un rito di "sconsacrazione" si ebbe la presunzione di togliergli anche l'unzione episcopale perché fosse veramente denudato di ogni dignità. Questi volti e mille altri mi passano dinnanzi silenziosi e con gli occhi bassi mentre prego la Stazione di Gesù spogliato delle sue vesti. Quando non trovo più stoffa essicco lacrime che divengono veli.

Perdono di cuore tutti quelli che hanno tentato di spogliarmi con sguardi, insinuazioni, che mi hanno strappato di dosso la casula e la stola tirandosi dietro anche brandelli di carne, anni di silenziose fedeltà, affermando “in fondo è come ogni uomo!”. L’ umiltà di Gesù in questo quadro mi ferisce e mi sconcerta, mi provoca al silenzio dinanzi ad ogni calunnia, mi insegna dove giunge l'amore e come devo diventare.

Il prete in ospedale, non come cappellano, ma in pigiama fa la fila con gli altri, guarda le ore che non passano mai sui muri bianchi, attende che l'infermiere venga con la flebo e ha gli occhi lucidi che nessuno vede, è in camerata o in "astanteria" come gli altri e deve rinunciare a quel senso di pudore cui è stato educato fin dagli anni lontani del seminario perché oggi di turno è un'infermiera dai modi molto burberi e sbrigativi. Il prete in pigiama non è parroco o "don", è un numero tra tanti come in campo di concentramento: "Il 112 deve scendere in reparto radiologia!". A un anziano signore dalla pelle bianca che era sul lettino della fisioterapista per una terapia di recupero in seguito a un ictus, la giovane infermiera chiese per ingannare il tempo: "Tu che facevi nella vita..., che lavoro hai svolto?". Schiarendosi la gola l'anziano, con voce flebile, rispose: "Io, dottoressa, ero arcivescovo..., arcivescovo a Pisa!". Lei guardando il monitor, tra il meravigliato e il contrariato, rispose, come soprapensiero: "...arcivescovo..., ma non puoi spiegarmi più concretamente cosa facevi?!".

 

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