giovedì 21 aprile 2011

GIUDA USCI' FUORI
ED ERA NOTTE


Giuda appare quasi il protagonista della liturgia nei primi tre giorni della Settimana Santa: il vangelo sempre parla di lui. E Giuda è presente anche nella stanza della Cena.

La presenza di Giuda in mezzo ai Dodici, intorno alla mensa di Gesù, è indubbiamente il fatto più inquietante tra quelli, pure tutti inquietanti, che si addensano alla vigilia della passione del Signore. È la presenza del nemico fra gli amici, di colui che colpisce nel momento e nel luogo in cui soprattutto necessaria è la fiducia, perché nessuno può ormai più difendersi nei confronti di nessuno. Gesù non ignora questa presenza, non la tace; ma insieme non scopre Giuda, non l'accusa, non discute con lui, non cerca di difendersene. Non tace a proposito di questa presenza, per essere fino all'ultimo presente anche a lui. I Dodici invece cercano di scoprire chi di loro mente: e in questo tentativo soccombono e ricadono sotto l'antica legge del sospetto reciproco generalizzato, dell'accusa, della divisione. È sempre da qui che ha inizio la crisi di un rapporto di fraternità e di comunione: dal timore di essere traditi, dal timore che un altro ne approfitti, dall'impossibile pretesa di mettere alla prova e verificare l'attendibilità dell'altro. Non c'è altro modo per vincere il traditore che quello di consegnarsi nelle sue mani, e rimettere nelle mani di Dio la propria causa. Pensiamo quanti disaccordi, quante offese, quante prepotenze nascono nella nostra vita dal sospetto. Per sedere intorno alla mensa di Gesù occorre fidarsi l'uno dell'altro, senza nascondevi il prezzo che può costare questa fiducia.
G. ANGELINI, Li amò sino alla fine, Milano 1981, 40s.

Giuda ha lasciato il posto che Gesù gli aveva assegnato nella comunità degli apostoli per «andarsene al suo posto». Egli si è separato dagli altri, dalla comunità; è arrivato a questo progressivamente: prima dovette ripiegarsi su se stesso, seguendo un cammino tutto suo; e infine se ne andò al suo posto. Certo, da principio era ben lontano dal voler tradire il Maestro! La situazione politica di Israele era molto complessa, e tanti uomini saggi, in mezzo al popolo, si domandavano se Gesù non sarebbe stato una causa di disordine! In effetti, che prove c'erano della missione di Gesù? È certo che Giuda dovette essere tormentato interiormente, e che rimuginò, in sé molti dubbi e pensieri oscuri. Ma non ne parlò con gli altri, e questa fu forse la causa delle sue illusioni, del suo accecamento, della sua ostinazione. Era solo, chiuso in se stesso. Allora non si è più capaci di giudicare le cose secondo verità. Non comunicava più con i suoi fratelli, e rifletteva da solo, ed andava per conto suo [...]. “Al suo posto”.

R. VOILLAUME, Lettere ai nostri fratelli, Brescia 1961, 194.

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